"McKenzie Wark e il rave tra le ceneri di questo pianeta" su Esquire

Una recensione di "Raving", l'accattivante ibrido di auto e theory fiction scritto dalla ricercatrice queer McKenzie Wark.

Fotogramma del video di Mary Maggic, Genital (*) Panic
Mary Maggic, Genital (*) Panic

Quella di McKenzie Wark è, a mio parere, una delle voci più interessanti nel panorama del pensiero critico. Le sue analisi dedicate al capitalismo nell'era dell'informazione, condotte alla luce di concetti come l'etica hacker e la classe vettorialista, si sono rivelate spesso profetiche e ricche di spunti.

È perciò con grande curiosità che mi sono avvicinato alla lettura di Raving, testo in cui McKenzie Wark rivolge il suo acume teorico verso se stessa per raccontare, con gli strumenti dell'auto narrazione, l'esperienza del rave al tempo della pandemia.

La pratica di scrittura di McKenzie risulta essere così l'andirivieni costante tra percezioni e concetti che trascina il proprio verso l'altrui per approdare all'alterità irriducibile e perturbante. Un programma che si chiarisce mettendo in luce quello che è l'oggetto della scrittura autotheoryfiction di Mckenzie, ovvero il rave. Raving è infatti il racconto di un ritorno, quello della sua autrice, allo spazio rave.
McKenzie Wark e il rave tra le ceneri di questo pianeta
L’autrice mette insieme teoria e autofiction per descrivere la natura di una pratica ancora rivoluzionaria.

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