"Un progetto nato per documentare il caos, “perché viviamo in un mondo strano”" su Domus

Intervista a Mattia Salvia, ideatore e curatore del progetto "Iconografie del XII Secolo".

"Un progetto nato per documentare il caos, “perché viviamo in un mondo strano”" su Domus

Ideato e curato da Mattia Salvia, Iconografia del XXI Secolo è un progetto che si occupa di documentare il modo in cui la cultura visiva riflette i grandi cambiamenti di questo periodo sospeso a metà tra un vecchio assetto di potere e il nuovo che si delinea all'orizzonte. A metà tra la curiosità e l'antorpologia visiva, il progetto è cresciuto rapidamente ed è passato dall'essere un semplice profilo Instagrama a una vera e propria rivista monografica. Per conto di Domus ho potuto fare qualche domanda a Mattia per farmi raccontare come si documenta il caos di questo strani giorni.

Le tre tag ideali che attraversano tutto questo lavoro di raccolta sono #geopolitica, #conflitti e #popculture. Lo conferma anche Mattia, dicendo che “purtroppo è vero”. Lo spiega così: “Iconografie del XXI è, nel bene e nel male, ancora il mio sguardo personale sulle cose che accadono nel mondo e non uno sguardo scientifico e neutro. La geopolitica e conflitti sono centrali perché uno degli obiettivi è documentare il caos che esplode nel sistema globale quando manca un soggetto in gradi di esercitare al suo interno una forma di egemonia. Sono due modi in cui questa assenza si manifesta. Mentre la cultura pop, che è molto presente nelle immagini che raccolgo, credo dipenda invece dal fatto che stiamo vivendo con tecnologie che facilitano enormemente la diffusione e la massificazione di artefatti culturali. A questi temi si aggiunge un interesse per molte dinamiche che accadono lontano dall’Europa. Per la prima volta da molto tempo, è relativamente facile avere anche altri sguardi sul mondo”.
Un progetto nato per documentare il caos, “perché viviamo in un mondo strano”
Iconografie del XXI secolo è un profilo Instagram, un progetto editoriale che nasce digitale ma non si ferma lì, un riflesso del suo creatore. O forse solo un modo di fare giornalismo al passo con i tempi. L’intervista. 
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