"Quando ISIS incontra Call of Duty" su Prismo

La strategia di comunicazione di Daesh e i suoi prelievi dall'Occidente. Su Prismo ho scritto un saggio su come l'estetica dei videogame abbia ormai ibridato la realtà e le sue rappresentazioni.

"Quando ISIS incontra Call of Duty" su Prismo

La strategia di comunicazione di Daesh e i suoi prelievi dall'Occidente. Su Prismo ho scritto un saggio su come l'estetica dei videogame abbia ormai ibridato la realtà e le sue rappresentazioni.

In che modo si costruisce il nostro sguardo sulla realtà? È la domanda che tutti i critici e i teorici della visione si pongono incessantemente nei loro lavori. Grazie alla loro popolarità, oggi i videogiochi rappresentano una delle fonti a cui la costruzione visiva del reale attinge più spesso.

Me ne sono reso conto pienamente qualche mese fa, quando ho visto per la prima volta i fotogrammi di No Respite, un video di propaganda dello Stato Islamico pubblicato in rete.

Partendo da quelle immagini ho provato a ragionare su come l'estetica dei videogame ha ormai ibridato la nostra realtà e il modo in cui la rappresentiamo. Il risultato è un saggio pubblicato su Prismo.

Tutto questo è funzionale a una strategia ad ampio spettro che coinvolge un vasto ventaglio di mezzi di comunicazione differenti: dai social media, su cui i militanti lavorano per fare passare i messaggi del Califfato sfruttando avanzate tecniche di comunicazione (dal dirottamento di hashtag all’uso di app per dopare le tendenze), alla distribuzione di video che raffigurano spaccati di vita quotidiana all’interno dello Stato Islamico, così come efferate scene di violenza. Se paragoniamo l’organicità di questo approccio alla rudimentale propaganda a cui Al Qaeda ci aveva abituato nel post 11 settembre, il salto di qualità è evidente.

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