Com'è nato Breach Festival #0
Come sono nati il nome, l'idea e il programma dell'edizione #0 di Breach Festival.
Quando, qualche mese fa, Giacomo Tognon della Libreria Arvultùra di Senigallia mi ha contattato chiedendomi se avessi libri, articoli e risorse da consigliarli per una serie di eventi sul digitale che aveva intenzione di organizzare ho pensato subito che curare un evento di questo tipo sarebbe stata una splendida opportunità.
Mi occupo di tematiche legate al digitale ormai da un po' di tempo e, negli anni, ho stretto rapporti e relazioni con persone (giornalisti, ricercatori, attivisti) molto valide e attive in questi campi. Convinto di poter dare vita a un programma interessante, gli ho proposto una collaborazione. Lui e il collettivo che gestisce lo Spazio Arvultùra hanno accettato.
Arvultùra ha un posto speciale nel mio cuore. Qualche anno fa mi hanno invitato a presentare Stupidi Giocattoli di Legno. È stata una delle migliori presentazioni che abbia mai fatto. Il calore, l'entusiasmo e l'organizzazione della giornata mi hanno impressionato. Che la proposta di curare un festival arrivasse da una realtà come la loro era uno stimolo ulteriore a lanciarmi in questa piccola impresa.
L'edizione #0 di Breach Festival, che si terrà dal 13 al 15 febbraio, è nata in questo modo, quasi per caso.
Perché Breach?
Ci sono state due cose su cui, fin dall'inizio, ho tenuto il punto con una certa testardaggine.
La prima è stata dare a questa edizione una connotazione sperimentale; la volontà di farne una sorta di prova generale per qualcosa che deve ancora venire. Un progetto di futuro. Un evento che mostri quanto potenziale può esprimere un festival che porta nel cuore della provincia italiana temi di risonanza globale, ma che questo potenziale non lo esaurisca tutto in un unico, spettacolare, fuoco d'artificio.
La seconda è stata la necessità di dare all'evento un nome forte, capace di creare immaginario. Ho proposto di usare la parola breach perché questo vocabolo, tratto dal lessico della sicurezza informatica, esprime una tensione che sento urgente, fondamentale.
Quella di aprire varchi nell'oscurità delle scatole nere a cui abbiamo affidato le nostre vite, delegando porzioni sempre più ampie della nostra facoltà decisionale. C'è bisogno di condividere sapere e sperimentare pratiche che possano incidere nel qui-e-ora delle nostre esistenze.
Il nome e il programma di Breach festival nascono da questa urgenza che diventa, al tempo stesso, l'idea curatoriale che ho sviluppato. Per descriverla ho scelto queste parole:
Governare le nostre vite ed estrarre da loro ogni valore possibile è la pretesa, più o meno celata, del capitalismo digitale e delle sue piattaforme. Capire e capire come incidere sul tipo di esistenza che progettano per noi gli algoritmi a cui deleghiamo porzioni sempre più ampie del nostro potere decisionale è, oggi, una necessità per chiunque aspiri a cambiare lo stato di cose esistente.
Breach Festival nasce per rispondere a questa necessità con due talk e due workshop pensati per far toccare con mano la realtà di un mondo digitalmente mediato e insegnare come riprogettarlo, creando vie di fuga al di fuori delle logiche di sfruttamento.
Breach Festival - Il programma
L'evento principale su Facebook
La bibliografia ragionata del festival
https://barricatedicarta.noblogs.org/bibliografia-essenzial-breach-festival/
Giovedì 13/02 – ore 21.00 – Riprenderci l’attenzione (workshop a cura di eFFe, Giacomo Giovannetti)
L’attenzione è una risorsa preziosa che determina la qualità delle nostre vite. Il capitalismo opera da sempre per catturare questa risorsa ed estrarre valore da essa. In questo workshop vengono affrontati i principali approcci teorici all’economia dell’attenzione e proposte strategie concrete e facilmente applicabili per sfuggire ai dispositivi di cattura dell’attenzione e riguadagnare spazio e tempo per le nostre vite.
Venerdì 14/02 – ore 21 – Come ordinare la tua città su Amazon (talk con Federico Nejrotti)
Amazon, Deliveroo, Airbnb, Instagram… sono tutte aziende che funzionano molto bene, no? Be’, allora dovremmo imparare da loro come amministrare le nostre città. Un tour guidato nel saggio speculativo ‘Run Your City Like Amazon’ (meatspacepress.org/), una raccolta di 38 racconti ed essay in cui si immaginano città gestite come aziende tech: parliamo di finanziarizzazione urbana, economia delle piattaforme e capitalismo estrattivo. E di fantascienza, spero.
Sabato 15/02 – ore 16 – Il ciclo di vita digitale delle notizie (workshop a cura di Andrea Coccia, con Lorenzo Ceccarelli)
Che cos’è una notizia all’epoca della sua riproducibilità digitale? Come nasce, come cresce e come muore? In questo workshop, curato da un giornalista di provata esperienza nel mondo digitale, maturata in oltre dieci anni tra le redazioni di Blogo, Il Post, Linkiesta e Slow News, si lavora per rispondere a queste domande. Il percorso porterà i partecipanti dentro i flussi di lavoro di una redazione digitale, mostrando come una notizia – vera, verosimile o falsa – viene costruita, diffusa e ricevuta nei differenti ecosistemi giornalisitici digitali, da quelli più fast&clickbait a quelli più slow.
Il workshop ha posti limitati (20) e prevede il pagamento di una quota di partecipazione di 20€. Per informazioni e iscrizioni scrivi libriarvultura@gmail.com
Sabato 15/02 – ore 21 – Progettare con i dati il diritto digitale alla città (talk con Valentina Bazzarin)
Chi progetta le nostre città? La politica? I cittadini? Il turismo? Le imprese? Le piattaforme?
Chi disegna oggi le trasformazioni urbane e tenta di determinare quelle sociali? Le politiche sono guidate dai dati? O i dati e le informazioni vengono utilizzati (e spesso manipolati) solo per giustificare le decisioni già prese? Quante decisioni vengono prese in base agli algoritmi o direttamente dagli algoritmi? Gli algoritmi e la tecnologia sono neutrali? Il diritto alla città è uguale per tutti? Quali spazi e opportunità di agire abbiamo e quali possiamo conquistare attraverso l’hackeraggio civico? Possiamo ambire ad una città intelligente e femminile?
Durante il nostro incontro proveremo a rispondere a queste domande e a tutte le altre che emergeranno, partendo dal design di processi ergonomici e da una disciplina emergente, la data ethics.