Fuoco, cammina con me

Una riflessione su come il riscaldamento globale sta bruciando la nostra idea del mondo mentre il mondo brucia.

Fotografia di una frana in montagna.
Sonja Braas, Landslide

Per me gli incendi sono cose estive. Hanno il sapore dei ghiaccioli e come colonna sonora il frinire delle cicale nelle pinete in cui i miei genitori parcheggiano la roulotte quando andiamo in vacanza.

Per me gli incendi sono cose estive e meridiane.

Sono crinali anneriti che si tuffano nel blu intenso del mar Tirreno, le fiamme arancioni che danzano nella caligine e l'odore di bruciato che entra dai finestrini quando passiamo loro vicino dentro la Fiat Tipo a cui mio padre ha fatto montare il gancio da traino.

Da qualche tempo gli incendi hanno smesso di essere qualcosa di estivo e meridiano. Qualcosa di distante, di esotico; qualcosa da guardare attraverso il filtro di quel televisore che è un che di rassicurante: per quanto siano pericolosi gli incendi non mi possono toccare e questo li rende tanto dolorosi quanto affascinanti.

Oggi, invece, gli incendi sono diventati qualcosa di molto più vicino e concreto.

Verso la fine dell'inverno ne è scoppiato uno, piuttosto grosso, nei boschi sopra Laces, un paese della Val Venosta poco distante da Merano. Per spegnerlo ci sono volute circa 24 ore, 130 vigili del fuoco e sei elicotteri, ciononostante il fuoco si è mangiato 90 ettari di bosco.

Il vento e il secco gli hanno facilitato il lavoro. Dei due, il primo è un caso; ma il secondo?

Da anni gli esperti avvertono che, sull'arco alpino, durante l'inverno le precipitazioni sono sempre più scarse. Siccità non è soltanto sinonimo di crisi del turismo invernale ma è significa anche un bosco più secco e, per questo, motivo vulnerabile.

È un segno del cambiamento del paesaggio alpino di cui parlo anche nel mio romanzo e che avevo cominciato a cogliere già qualche anno fa, camminando sui sentieri che, da Bolzano, salgono lungo le pendici del Colle o del Monte Tondo, due delle montagne che cingono la città nella sua conca.

Più di una volta, ascoltando le foglie scricchiolare sotto le suole delle scarpe, avevo rabbrividito pensando a cosa sarebbe potuto succedere se fosse scoppiato un incendio lungo quelle pendici così vicine alla città.

Il rogo di Laces è stata la prima materializzazione di questa mia paura: il fuoco non è più una cosa estiva, distante e meridiana bensì una possibilità vicina e concreta.

Per poter rimediare al danno ci vorranno soldi - circa 150.000€ - ma soprattutto ci vorrà tempo, 25 o 30 anni, così ho letto in un intervista che, purtroppo, non riesco a ritrovare.

Il punto è che i tempi di ripristino rischiano di essere troppo lunghi rispetto a quelli del riscaldamento globale, i cui effetti sembra stiano accelerando più rapidamente di quanto previsto, scatenando così un susseguirsi di eventi traumatici e disastrosi.

Disasters represent ruptures in society, literally and figuratively. Things break, places and people too. Talk of ‘building back better’ is preferred, as it papers over the uncomfortable truth, namely, that some things cannot be rebuilt. Moreover, shocks and disasters tend to amplify and exacerbate existing vulnerabilities.

Sono parole dello scrittore e studioso Christopher Hobson, scritte in un pezzo dedicato al quattordicesimo anniversario del disastro di Fukushima e pubblicato in Imperfect notes on an imperfect world, la sua newsletter sulle intersezioni tra politica società e tecnologia.

Le ho lette mentre raccoglievo i pensieri da cui è nato questo post e mi hanno fatto pensare a quanto, nel contesto attuale, 30 anni possano essere un tempo incredibilmente lungo, durante il quale le condizioni potrebbero cambiare in modo così repentino e inaspettato da rendere vano lo sforzo necessario per curare un bosco ferito.

Eppure questo sforzo, così comprensibile e umano, mi sembra lo stesso necessario, anche di fronte all'orrore cosmico delle incommensurabili forze che paiono minacciarci ogni giorno di più.

Circa 100 ettari di bosco in fiamme a Prato allo Stelvio. Fumo anche in Trentino
Cinque persone evacuate in un maso a Stelvio. Difficili le operazioni di spegnimento, riprese questa mattina all’alba

Tra la scrittura e la pubblicazione di questo post un altro grave incendio è scoppiato in Alto Adige.

CTA Image

💃 Il velo è il mio primo romanzo. È nel 2023 per le edizioni alphabeta. Lo trovi in libreria e in tutti gli store digitali. Vuoi saperne di più?

Leggi la scheda del libro

☕️ Mi offriresti un caffè? ☕️

Amo molto sorseggiarne uno o due durante la giornata, meglio ancora se in compagnia. Se ti piace quello che scrivo puoi offrirmene un donando 1€. Per farlo non devi far altro che cliccare il pulsante e seguire le istruzioni.

Offrimi un caffè!