Il velo

Il velo

Il velo è il mio primo romanzo, pubblicato nella collana Traven Books dall'editore Alpha e Beta di Bolzano. Ho iniziato a lavorarci nel 2017 e rappresenta il punto di arrivo di un percorso durante il quale ho provato a confrontarmi con la narrativa, per ampliare la cassetta dei miei attrezzi di scrittura. Ma Il velo è anche l'insieme di una serie di riflessioni sull'ultimo decennio di vita della e nella mia città, che ho provato a raccontare sfumando le distanze fra romanzo e reportage, memoir e autofiction, cronaca del quotidiano e racconto del perturbante.

Quarta di copertina

Alex è un trentenne copywriter che si sente ingabbiato in un lavoro ripetitivo e insoddisfacente. A rendere più acuta la sua insofferenza è il percepire nettamente intorno a sè i segni del collasso ambientale a cui il pianeta appare destinato, mentre tutti, nella ricca quanto claustrofobica provincia in cui è nato ed è tornato a vivere, sembrano ignorarli. Quando un’editrice locale gli propone di scrivere un reportage sul nuovo volto che sta assumendo l’Alto Adige, egli accetta senza indugi, convinto che quell’incarico possa riscattarlo dalla mediocrità e al tempo stesso contribuire a rimuovere un velo: uno schermo ingannevole di benessere e armonia, un matrimonio mistico con la tradizione di cui si nutrono l’iconografia turistica e gli spettri del passato che infestano la sua terra, ipotecandone il futuro. La dedizione assoluta con cui affronta il compito, tuttavia, gli fa perdere di vista i bisogni di Serena, che per amore lo ha seguito a Bolzano e che più di ogni altra cosa desidera diventare madre. Quella di Alex diventa ben presto un’autentica ossessione, nella quale si rinnova un’antica maledizione che grava sulla sua famiglia e che finisce per perseguitarlo con il suo carico di rimossi e sinistre presenze simboliche. Solo specchiandosi in Manfred, un indecifrabile fotografo giunto ad affiancarlo nella realizzazione del reportage, proverà a inquadrare in una nuova prospettiva i frammenti della sua vita e a ricomporli. E a sciogliere il dilemma tra le ambizioni dello scrittore e le responsabilità del futuro padre.

Il velo

Fissai le orbite vuote, il cranio lucido e il ghigno che aveva stampato sulle labbra: vi scorsi una venatura di beffa. Pensai che sarei presto tornato polvere mentre lui, defunto da secoli, avrebbe continuato a esistere. Mi colse lo sgomento. Poteva davvero cambiare, una terra che si era scelta una mummia per nume tutelare?

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Recensioni

Cosa si dice in giro a proposito del libro? Di seguito una lista delle recensioni de Il velo.

  • I fantasmi del Sudtirolo, Gabriele di Luca, ff
    Il termine “fantasmi” sia preso alla lettera, dato che “Il velo”, e in ciò a mio avviso risiede la sua chiave di lettura più stimolante, è attraversato da una vera e propria teoria degli spettri. Pintarelli vi ricorre convocando in modo esplicito le riflessioni che pensatori come Jacques Derrida, Simon Reynolds e Mark Fisher hanno intessuto sul concetto di “Hauntology”, vale a dire la dipendenza che qualsiasi fenomeno presente trae da un insieme di condizioni che lo precedono, rendendolo “inquietante” proprio perché eternamente revenant, redivivo.
  • Il velo, Maurizio Ferrandi, Salto
    Dopo i decenni nei quali, come ci racconta Carlo Romeo nella sua antologia della letteratura sull’Alto Adige, questa terra era sfondo di narrazione in pochissimi casi, ora assistiamo ad una netta inversione di tendenza. Nel nuovo secolo pare che i narratori trovino sempre più avvincente l’ambientare le storie in un territorio i cui elementi di fascino si combinano con contraddizioni antiche e recenti.
  • Intervista con Alessandra Tortosa, Post It 15/05/2023, Rai Alto Adige
    Ascolta il podcast.
  • Sakoku significava "Paese chiuso", Luca Albani, Il lettore digitale
    “Il velo” è il racconto di un sabotaggio, il tentativo di un bolzanino sfuggito alla logica dei blocchi voi/noi – rappresentato nella mia esperienza dal ragazzo di destra che ho citato in apertura – di narrare un Alto Adige oltre la contrapposizione etnica, muro contro muro che si mantiene in vita artificialmente per accentuare un’originalità del territorio sfruttata in chiave turistica.
  • Inverno artificiale, Not
    Un estratto dal romanzo
  • Presentazione del romanzo in streaming con Max Carbone e Gabriele di Luca, Oskowebtv 05/06/2023.
    Guarda il video.
  • Trentino: vittima del suo stesso marketing da cartolina, Lorenzo Postai, Eco Raffiche
    Pare che nei territori alpini i libretti di marketing turistico abbiano avuto più successo tra gli autoctoni che tra i turisti: si abdica a qualsiasi autocritica e messa in discussione dello status quo, facendo sempre riferimento a quella che Pintarelli chiama “spocchia da primi della classe”. L’ossessione per le classifiche tra città è sintomo di questa “spocchia”: laddove si evidenzia un problema, si citano queste classifiche sulla vivibilità.
  • Libri d'estate, Martin Hofer, Yanez Yanes
    Volevo poi rilassarmi in Alto Adige, con Il velo, romanzo d’esordio di Flavio Pintarelli, ma invece di sfogliare una guida alle bellezze locali mi sono imbattuto nel racconto di un ritorno alle origini sul quale aleggiano  fantasmi privati e di un territorio silenziosamente infiammato da contraddizioni – etniche, linguistiche, storiche, politiche – mai risolte.
  • Le zone d'ombra del Sud Tirolo, Guia Cortassa, Esquire Italia
    Nella distopia contemporanea, il velo di Maya che nasconde la realtà è fatto di branding e storytelling, di curatela dei contenuti, di spazi sottratti alla propria funzione e alla propria natura per essere trasformati in Instagram opportunities – immagini tutte uguali di viaggi tutti uguali che cercano di posizionare chi le scatta più vicino possibile alla narrazione corrente, a colpi di hashtag e influencer marketing. Overtourism e travel-washing trasformano luoghi dalla storia (e dalle problematiche) secolari in scenografie mute, integrate, allineate, educate. Un velo che avvolge anche quella porzione d'Italia che si giostra tra le definizioni di provincia autonoma di Bolzano (quella ufficiale), Alto Adige (quella lasciata in eredità dal fascismo) e Sud Tirolo (quella storicamente più esatta)
  • L’Alto Adige dietro l’immagine dorata, Marco Pasquali, Roma Cultura
    Ma la mia recensione non sarebbe completa se omettessi di parlare di Manfred e di Serena. Il primo è il fotografo d’agenzia che segue Alex come gregario; in realtà sa vivere meglio di lui e solo alla fine sapremo dei suoi problemi familiari (due bambine a carico e una moglie morente). Ha un rapporto con la natura (peraltro molto vicina alla città) migliore di Alex, che ogni tanto raggiunge una sorta di delirio sciamanico confrontandosi con la componente stavo per dire pagana della sua terra, simboleggiata dalle tre “madonne” (o parche?) , Aubet, Cubet e Quere venerate dai contadini. Serena invece è la donna di Alex, non è bolzanina ma vuole la sua parte di amore da Alex e alla fine diventerà anche madre, convincendo il nostro copywriter a cambiar vita e superare il culto del lavoro “glamour”.