Esodo, diserzione o trasloco?

Alcune note sulla dimensione politica dell'atto di abitare le piattaforme digitali.

Immagine di grattacieli alterata digitalmente.
Karisman - Hereretopia

Facciamo chiarezza su un punto: non c’è alcunché di politico nell’atto di abitare le piattaforme digitali come individui.

Lo dico all’inizio e in modo diretto, perché l’illusione che lo sia è una convinzione piuttosto diffusa e, in questi mesi in cui i proprietari delle grandi aziende tecnologie hanno mostrato il loro volto più cinico, l’ho letta fin troppe volte.

Riassumo questa posizione per sommi capi, perciò perdonami se sarò impreciso e non riuscirò a restituirne tutte le sfumature.

In breve, chi sceglie di restare su X o Meta da una prospettiva “politica”, argomenta la sua scelta, legittima, dicendo che abbandonare quegli spazi sarebbe un errore tattico che li lascerebbe privi di narrazioni contro egemoniche.

L’Aventino, mi è capitato di leggere, ha avuto conseguenze disastrose ed è un errore da non rifare. E restare nella casa del padrone, leggo altrove, ci ingabbia senza poterla abbattere coi suoi stessi strumenti: la libertà è solo fuori da lì, nell’esodo o nella diserzione

Non credo che il paragone regga, perché, il punto mi sembra centrale, le piattaforme non sono un parlamento.

Facebook, X, Instagram o TikTok non sono dei centri di potere. Starci o non starci non fa alcuna differenza rispetto alle dinamiche in atto e con cui il potere si regola e si organizza ma, soprattutto, starci o non starci non ci permette di esercitare alcun impatto sulla traiettoria della realtà.

Al limite potremmo dire che le piattaforme, ognuna a un grado più o meno intenso, sono delle tecnologie editoriali, che i loro padroni ci consentono di usare entro limiti su cui non abbiamo alcun controllo.

In queste condizioni, a lasciare il campo libero è chi quel controllo può esercitarlo scegliendo di tirare una leva piuttosto che un'altra . È quello che vedremo in modo sempre più evidente nei prossimi mesi su Meta e che ha visto chi ha vissuto il passaggio da Twitter a X.

Più che politica e collettiva, infatti, la questione è individuale ed è una questione di esperienza utente: è quella a essere peggiorata e peggiorerà sempre di più mano a mano che il tecnofascismo dei padroni delle piattaforme diventa evidente.

Le piattaforme, come ho letto in una delle tante discussioni su questo tema, non sono il campo di battaglia, sono il nemico che lo calca.

Elon Musk fa il saluto nazista.
Succede almeno due volte al giorno.

Il repentino ribaltamento di valori a cui abbiamo assistito dalla vittoria di Trump a oggi non è la mossa ipocrita e servile con cui i padroni della piattaforme si adeguano al nuovo spirito del tempo, è la loro reazione all’acuirsi di uno dei più brutali conflitti della storia: quello tra capitale e lavoro.

Negli ultimi anni, collettivi e sindacati hanno avviato processi di sindacalizzazione all’interno delle grandi aziende tech dei quali, pur con qualche ambiguità,  i temi di diversità, equità e inclusione sono stati parte.

La veemenza con cui i capitalisti digitali li stanno rifiutando è funzionale alla repressione di questi processi e a una conseguente e concertata aggressione ai salari dei loro lavoratori.

Alla svolta a destra dei padroni delle piattaforme e a quella a sinistra dei loro lavoratori è contestuale la fine della narrativa del digitale come forza positiva che registravo già cinque anni fa nel manifesto della prima edizione di Breach, in cui, insieme a Giacomo Tognon, eravamo stati in grado di cogliere alcune tendenze che a quel tempo erano ancora nella loro fase embrionale.

Date queste condizioni, mi pare evidente che, all’interno delle piattaforme, è sempre più difficile far circolare narrazioni contro-egemoniche; di conseguenza, esse finiscono per dimostrarsi sempre meno utili per fare informazione e propaganda o come strumento di organizzazione.

Sgombrato il campo dall’ingombro del politico, sul piano pratico resta il modo in cui, come individui, scegliamo di gestire la nostra presenza digitale.

Per quanto mi riguarda, come ho scritto qualche paragrafo fa, valutare di ristrutturarla è soprattutto una questione di esperienza utente.

Esperienza che, anche questo a me sembra evidente, è peggiorata in modo notevole. Negli ultimi anni infatti, la maggior parte delle piattaforme ha spostato il proprio focus dalla creazione di relazioni - la dimensione social dei network - a quella di content - la dimensione editoriale dei network.

TikTok e Instagram sono due esempi perfetti di questa dinamica. In quei network il grafo sociale è meno importante della qualità del feed, perché una parte considerevole degli utenti li abita non per produrre un contenuto ma, piuttosto, per fruirne.

Rispetto a qualche anno fa, l’equilibrio tra consumo di informazione mi pare sia più sbilanciato verso la prima, complice anche lo sviluppo di modelli di business che hanno messo la membership modellando in verticale la relazione tra creator e community.

Se questo è il panorama non avverto alcuna responsabilità nel valutare il trasloco in spazi non ancora intaccati da queste dinamiche, consapevole del fatto che si tratta di situazioni provvisorie e instabili.

Alla fine, quella di abbandonare un social a favore di un altro è un’esperienza che molte persone hanno già fatto in passato.

Nel mio caso il passaggio è stato quello da MySpace, piattaforma di cui sono stato un fan accanito, a Facebook.

Più persone abbandonavano il primo per trasferirsi sul secondo, più usarlo diventava noiosa e frustrante.

Quella della massa critica è una questione chiave, perché costituisce il principale ostacolo al trasloco da una piattaforma all’altra, oltre a sollevare una certa confusione rispetto alla natura politica dell’esodo.

Trasformare questa massa in un “movimento politico” crea l’illusione che ci sia un altro modo per spostare questo grafo in modo volontario. La verità è che la mobilitazione non dipende da noi come individui disorganizzati o come moltitudine sciamante.

Per come è costruita oggi, l’infrastruttura dei principali social network non consente all’utente di spostare facilmente altrove il proprio grafo di contatti, costringendolo a ricostruirlo da zero.

Passare da X a Bluesky - lo uso come esempio, perché è la piattaforma che sto esplorando al momento - è brutale, come passare da una piazza gremita a un vicolo solitario. L’atmosfera è sonnolenta, del tutto priva del rush dopaminico costante che, esplodendo attraverso le loro interfacce, modella e rende così accattivante la nostra esperienza sulle principali piattaforme.

Pur non avendo su di loro un controllo totale, stimolo e massa critica sono due cose che possiamo contribuire a creare.

Prima di tutto creando contenuti e stimolando la discussione rispondendo a quelli creati da altri per costruire nuove relazioni e arricchire il proprio grafo. Piano piano verranno a crearsi nuovi legami, che renderanno la piattaforma d’arrivo più importante e centrale per le proprie abitudini.

La rete che si intreccerà così facendo sarà ovviamente meno ampia ed estesa: ma, a meno di non produrre contenuto da vendere loro, se usiamo i social come strumento per costruire relazioni abbiamo davvero bisogno di migliaia di follower?

Abitudine è una parola centrale in questo processo.

Un meme. Base: Tom, il volto di MySpace. Top text: so you say. Bottom text: politics as a business model?
Sì Tom, proprio così.

Così come cambiare abitazione ti costringe a modificare le tue abitudini, esplorando un territorio inedito fino a farlo diventare familiare, anche traslocare da una piattaforma a un altra significa fare lo stesso e questo processo richiede tempo.

L’idea che si possa smettere di usare Facebook, X o Instagram da un momento all’altro per scegliere un’alternativa da trasformare nella tua piattaforma d’elezione è una grande sorgente di frustrazione.

Assumere metadone è fondamentale per disintossicarsi dall’eroina e abbandonarlo non è facile, molte persone non riescono neppure ad abbandonarlo del tutto.

Forse il paragone con le sostanze è eccessivo - non credo, ma non voglio fare l’assolutista - però mi serve per dire che nel processo di ristrutturazione della tua presenza digitale è più che probabile che essa sarà giocata su più piattaforme diverse allo stesso tempo e che, magari, alcune di queste non le abbandonerai mai ed è perfettamente ok farlo.

Nel mio caso, per fare un esempio che mi chiami in causa, X sta diventando rapidamente sempre meno importante e, pur essendo stata una piattaforma fondamentale nel mio percorso, non escludo di chiudere l’account nei prossimi mesi.

Facebook, invece, continua ad avere un ruolo nella struttura della mia presenza digitale e, a meno che l’esperienza utente non diventi ancor più deludente, non pianifico di abbandonarlo.

Quello che sto facendo e che funziona per me, oltre a investire tempo ed energie su Bluesky, è sviluppare sempre di più il mio blog.

Il blog ha avuto e avrà una centralità sempre maggiore nel mio ecosistema digitale, perché non solo mi appartiene ma mi permette anche una libertà che le piattaforme non mi danno.

Provare a ricostruire intorno a questo nodo il mio grafo di contatti è fondamentale in questo sforzo ed per questo motivo che invito le persone a iscriversi lasciando la propria mail.

Purtroppo ho l’impressione che questo gesto costi una certa fatica e che ci sia anche una certa diffidenza nel compierlo. Su questo punto non posso dar torto alle persone, perché i principali modelli di business del digitali guardano ai contatti come uno strumento attraverso cui vendere qualcosa, cosa che non ho intenzione di fare.

Ricostruire il grafo intorno al blog per me significa poter portare una serie, una parte di relazioni fuori dalle piattaforme, in un luogo che non può essermi sottratto, rendendomi così sempre più indipendente da loro e abbassando la soglia di ansia che la decisione di lasciare Facebook o X o qualsiasi altro spazio digitale implica dal punto di vista sociale.

Cruising Collapse
Non si agisce con la penna. La scrittura è una cosa seria.

Questo post è così fiiiiigo perché lo ha editato Enrico. Iscriviti al suo blog, ha la featured image più bella dell'universo. ⤴️

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