Zettelkasten: quando prendi appunti conta come non con cosa

Alcune note sull'attività di prendere appunti, a partire dall'esperienza raccontata dal giornalista americano Casey Newton.

Il sociologo tedesco Niklas Luhman.
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Questo è un post dedicato al metodo Zettelkasten. Mercoledì 4 settembre alle 21.00 terrò una classe del corso che sto progettando per insegnarlo. Se ti interessa partecipare contattami per conoscere i dettagli.

Io e Casey Newton abbiamo un feticcio in comune, le applicazioni per la produttività. Perciò aspetto sempre con curiosità il post che il giornalista tech americano - celebre per essere stato tra i primi a lasciare una testata importante, The Verge, per un'avventura in solitaria su Substack (oggi, però è su Ghost 😎) - scrive una volta all'anno su questo argomento.

Quello delle scorso anno lo ricordo bene. S'intitolava Why note-taking apps don't make us smarter e raccontava la delusione di Newton che, nonostante avesse provato numerose app per svolgere questa funzione, non era ancora riuscito a sfruttarne in modo soddisfacente le potenzialità.

Ricordo che, dopo averlo letto, lo rilanciai su X, commentando che, secondo me, a Casey mancava un metodo e che non sono i software che usiamo per prendere appunti a migliorare il nostro pensiero, bensì il modo in cui li usiamo. Concludevo suggerendo a tutti di leggere un libro che mi ha cambiato la vita: How to take smart notes di Sönke Ahrens.

Più o meno una settimana fa, Casey Newton ha pubblicato il suo post sulle app per la produttività di quest'anno. S'intitola Three apps that made me more productive this year e, tra queste tre, c'è Capcities, un'app per prendere appunti che, racconta Newton, lo ha portato a scoprire il metodo Zettelkasten, cioè lo stesso metodo spiegato nel libro che segnalavo lo scorso anno, rilanciando il post del 2023.

Ovviamente si tratta di una coincidenza, ma quel che è importante è che l'esperienza raccontata da Casey Newton nei due post sottolinea un concetto per me fondamentale quando si parla di note taking o, più in generale, di knowledge management: le app e i software non fanno mai la differenza nel migliorare il modo in cui puoi pensare o organizzare la conoscenza, a fare la differenza e il modo in cui le utilizzi.

Lo avevo già raccontato tempo fa, il metodo Zettelkasten è nato in un'epoca analogica ed è stato sviluppato per essere utilizzato con carta, penna e una scatola. Le app digitali con cui lo si può usare oggi non ne hanno modificato i concetti alla base, ma sono state progettate in base a esso, arricchendolo di funzionalità e potenzialità.

Molte volte, infatti, mi sono trovato, nel corso della mia carriera, a dovermi confrontare con persone convinte che fossero i software a modificare i processi di lavoro quando, al contrario, l'esperienza mi ha insegnato che i software sono solo lo strumento con cui il processo viene eseguito e, senza pensare a come verranno usati, si rivelano per essere inutili o, peggio ancora, dannosi.

Una lezione utile e bella, che devo all'aver scoperto e adottato il metodo Zettelkasten nelle mie routine di lavoro e di scrittura.

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In questi mesi ho lavorato a un piccolo corso per insegnare il metodo Zettelkasten agli altri e l'ho testato in alcune sessioni con amiche e amici che volevano impararlo. Il corso è ancora nella sua versione beta, se ti interessa saperne di più scrivimi a pintarelli.flavio@gmail.com.