Come ho (re)imparato a scrivere con il metodo Zettelkasten

Un breve diario per raccontare come ho imparato e integrato nel mio lavoro di scrittura il metodo Zettelkasten per il note taking.

Come ho (re)imparato a scrivere con il metodo Zettelkasten
Robert Walden - GSE&W- Sheet 106 NE

Per più di un decennio ho utilizzato aNobii e Goodreads per tracciare le mie letture. Poi, di colpo, ho smesso. Mi sono reso conto che tenere traccia e quantificare i libri che leggevo rendeva la lettura ansiogena e frustrante. Avevo sempre la sensazione di non fare abbastanza. Così ho smesso.

Poco prima di smettere e cancellare gli account, però, li ho ripercorsi.

Di molti dei libri che avevo salvato in quegli archivi virtuali ricordavo poco; a volte giusto l’argomento o il tema, e in maniera superficiale. Non avrei saputo, se qualcuno me lo avesse chiesto, dire in cosa e quanto quei libri avessero contribuito a plasmare la mia visione del mondo e delle cose. Quanto tempo avevo investito su quelle pagine?, mi ero chiesto vedendo scorrere le copertine sullo schermo, e cosa mi era rimasto?

Leggere è una parte importante del mio lavoro che è, anche e in una parte non trascurabile, scrivere. Avevo bisogno di trovare una soluzione al problema che mi si era presentato. L’ho trovata, guarda caso, tra le pagine di un libro.

Come ho scoperto il metodo Zettelkasten

Il testo in questione d’intitola How to Take Smart Notes. Lo ha scritto Sönke Ahrens, un formatore e ricercatore indipendente tedesco. Non sono sicuro di ricordarmi precisamente come l’ho scoperto, ma penso sia stato mentre cercavo di capire come usare Roam Research, un software per il knowledge management che ritornerà in questo racconto.

Scopo del libro di Ahrens, lo dice direttamente il titolo, è insegnare a chi lo legge come si prendono appunti in modo sveglio, efficace.

Io non ho mai preso appunti in vita mia. Mai. Mai sentito il bisogno di farlo. Ho sempre fatto affidamento sulla memoria e sulla mia capacità di trattenere e collegare tra loro le cose che leggevo e studiavo. E finché questa cosa ha funzionato è andato tutto bene.

Poi, però, mi sono reso conto che il mio superpotere si era come inceppato. Rotto. Guastato.

Insomma, leggere, studiare e cercare di trattenere tutto usando solo la memoria non funzionava più E sì, credo che c’entri l’invecchiare, ma anche il fatto che la mia vita si era fatta più complessa, più piena e nella memoria c’era sempre meno spazio per ciò che leggevo e studiavo. E, soprattutto, dal momento che nessuno mi aveva mai insegnato a prendere appunti nel modo in cui ho imparato a farlo leggendo il libro di Ahrens come avrei potuto capire che quella era la soluzione che stavo cercando.

Per fortuna, dopo averlo comprato e lasciato a prendere polvere in un slot di memoria del tablet (sì, leggo gli ebook sul tablet, non vogliatemene, amici integralisti dell’e-ink) per un bel po’ di tempo, ho iniziato a leggerlo ed è stato come quando Fantozzi si convince a leggere i libri che gli ha prestato Folagra: una folgorazione.

Da allora sono passati due anni e il metodo Zettelkasten è entrato stabilmente a far parte della mia routine di lettura, studio e scrittura.

Ok Flavio, vieni al dunque: che cos’è e come funziona il metodo Zettelkasten?

La risposta che do a chi mi fa questa domanda è la seguente: il metodo Zettelkasten è un metodo per prendere appunti finalizzato a un obiettivo primario, scrivere testi di non fiction (saggi, articoli, paper), e a un obiettivo secondario, migliorare la memorazione di ciò che si legge.

A inventarlo è stato un sociologo tedesco del secolo scorso, Niklas Luhmann e si dice che questo metodo sia il segreto della sua straordinaria produttività. Nel corso della sua carriera, durata 40 anni, Luhmann ha scritto infatti 40 libri e 350 articoli. Cifre notevoli, per un epoca in cui non c’era chatGPT con cui barare.

Zettelkasten, in tedesco, significa alla lettera “scatola dei foglietti”, perché era proprio in una scatola che Luhmann raccoglieva una serie di foglietti in cui annotava:

  1. Ogni suo pensiero, anche il più piccolo e, all'apparenza, insignificante. Questo tipo di nota era detto “nota volante”.
  2. I pensieri che gli suscitava la lettura di un testo o la relazione che ascoltava durante una conferenza o qualsiasi altra occasione in cui aveva l’occasione di imparare qualcosa di utile. Questo tipo di nota era detto “nota di lettura”.
  3. I concetti che elaborava dopo la lettura, ovvero embrioni di idee da sviluppare e mettere in relazione con altre idee vicine, per andare a costruire una rete di idee. Questo tipo di nota era detto “nota permanente”.

Ogni nota era scritta, a mano, su uno dei foglietti che andava a finire nella scatola e, per poterla ritrovare, era contrassegnata da un codice che permetteva anche di mettere in relazione con una qualsiasi altra nota già presente nella scatola.

Quando doveva scrivere qualcosa, Luhman non doveva far altro che ritrovare le note utili al suo progetto, metterle insieme, collegarle tra loro ed editare il risultato. Il lavoro di scrittura risultava così più rapido ed efficace, perché una parte importante di esso veniva già svolta durante la lettura o lo studio dei testi.

Breve nota teorica: perché il metodo Zettelkasten funziona così bene?

È semplice, perché fa leva sul modo in cui funziona il nostro cervello.

Il metodo Zettelkasten prevede che, invece di sottolineare una serie di passaggi del testo che si sta fruendo per fare in modo che siano evidenti in un secondo momento, quando il testo servirà per scrivere qualcosa, si riscrivano, con parole proprie, i concetti più interessanti che si incontrano durante la lettura o la visione o l’ascolto del media su cui si sta studiando.

Scrivere rende attiva la lettura che, altrimenti sarebbe un atto passivo e, così facendo, stimola il nostro cervello e migliora la capacità di ricordare ciò che si sta leggendo. Non solo, scrivere significa rielaborare e la scrittura saggistica o accademica è fatta in buona parte rielaborando e collegando tra loro idee di altri.

Farlo nel momento in cui le si apprende, avendo la scrittura di un progetto proprio come obiettivo finale, significa anticipare una parte del lavoro e trovarselo già pronto quando sarà il momento di farlo. E ancora, distillare da ogni lettura, visione o ascolto dei concetti fondamentali significa crearsi un serbatoio di potenziali idee proprie da sviluppare e collegare con altre.

Ridotto all’osso, il metodo è tutto qui. Applicarlo, però, non è altrettanto semplice.

Come ho integrato il metodo Zettelkasten nel mio lavoro?

Beh, non è stato un percorso facile, tantomeno lineare. Per prima cosa, come ho raccontato, ho letto il libro di Ahrens. Poi ho provato ad applicarne i concetti usando Roam Research, ma è possibile farlo usando anche altri software come Obsidian, Tana o, in generale, qualsiasi altro software che permette la creazione di link bidirezionali.

David Kadavy, autore di Digital Zettelkasten, un altro testo di cui consiglio la lettura, lo fa usando un semplice wordprocessor e dei file .txt.

Mi ci è voluto un po’ di tempo sia per abituarmi a leggere prendendo appunti, sia a capire come gestire i diversi strati di informazioni, sia a trovare una configurazione che fosse adatta alle mie esigenze e ai miei bisogni. Una cosa stupenda del metodo Zettelkasten è che non è prescritto, bensì indicativo. Una volta capiti i processi fondamentali, la loro applicazione può essere personalizzata nel modo che chi lo applica ritiene più comodo e adatto al suo caso.

Di tentativo in tentativo, di errore in errore, in circa sei-otto mesi sono riuscito a configurare il mio modo di usare il metodo e l’ho integrato stabilmente nel mio lavoro di scrittura.

Da allora non ho più smesso di usarlo e, grazie al metodo Zettelkasten, sono riuscito non solo a velocizzare il processo di scrittura di saggi e articoli, ma anche a creare un motore di idee con cui alimentare la mia scrittura e, soprattutto, che cresce in modo esponenziale con ogni lettura che faccio.

Sembra fantastico, ma posso impararlo anche io?

Certo che sì e un buon modo per farlo è leggere i libri che ti ho consigliato e, a me è stato assai utile, guardare qualche video su YouTube per capire come altre persone hanno integrato il metodo. Oppure, se preferisci posso insegnartelo io.

💡
In questi mesi ho lavorato a un piccolo corso per insegnare il metodo Zettelkasten agli altri e l'ho testato in alcune sessioni con amiche e amici che volevano impararlo. Il corso è ancora nella sua versione beta, se ti interessa saperne di più scrivimi a pintarelli.flavio@gmail.com.

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