"Vacanze di Natale come nostalgia della modernità" su Esquire
Una rilettura di un cult del cinema italiano, alla luce dei processi di costruzione dell'immaginario delle Alpi.
Cosa sognano in Vanzina quando simulano gli anni '80 nel primo film della serie Vacanze di Natale? Studiando la storia delle Alpi mi sono fatto l'idea che al cuore del film stia una meditazione nostalgica sulla perdita dell'età dell'oro, quella dell'utopia moderna.
Questo, per me, rappresenta un problema, perché l'eredità del moderno - il suo spettro, come insegna l'hauntology - pesa ancora oggi su ogni possibile esito della nostra relazione con l'Antropocene e i suoi effetti.
Su Esquire Italia ho riletto questo cult del cinema italiano alla luce di queste riflessioni.
Fedele al clima culturale dell'epoca, Vacanze di Natale può essere letto dunque come una simulazione della modernità alpina (gli anni 60) - di cui entrambi i fratelli Vanzina possono, per ragioni anagrafiche, aver vissuto i fasti durante la loro infanzia e preadolescenza - che si veste coi tratti più vistosi e sgargianti dell'epoca (gli anni 80) in cui è stata realizzata. Una fantasmagoria autenticamente postmoderna quindi, che si vena però di una nostalgia malinconica per un'epoca spensierata, in cui la dimensione utopica del futuro prometteva di ripetersi, all'infinito e identica a sé stessa.