A chi parla Fedez?

Se Fedez è un marchio di cosa ci parlano le sue azioni? Il branding come strumento di analisi della realtà.

A chi parla Fedez?

Sono diverse le analisi che ho letto in questi giorni, dopo il monologo pronunciato da Fedez al concerto del primo maggio e le polemiche suscitate dalla goffa telefonata tra il cantante, la committenza e l'editore dell'evento. Dei diversi punti di vista, uno tra quelli che ho visto girare di più è quello che inquadra la scelta di Fedez come una mossa di branding, mirata a consolidare un posizionamento preciso all'interno del panorama mediatico nazionale.

Questa posizione viene espressa sia con un intento liquidatorio: "non è una presa di posizione autentica e sentita, è solo marketing"; sia con un intento demistificatorio: "è marketing, non dovremmo curarcene perché altrimenti contribuiamo al successo dell'operazione".

In un certo  modo sono due posizionei complementari e le ho viste spesso sostenute da persone che si collocano in area militante (soprattutto la prima) o progressista (soprattutto la seconda). In entrambi i casi da persone che fanno politica e condividono il posizionamento che si suppone Fedez voglia perseguire con la sua azione.

Di questo tipo di analisi non condivido l'idea di fondo che Fedez sia agito dal proprio personal brand. Sono convinto che lui creda in quanto ha detto e fatto in modo genuino e allo stesso tempo che tempi e modi del suo gesto possano essere stati concordati con lo staff che ne cura la comunicazione. A quei livelli di popolarità e per come funziona oggi l'universo dei media le due cose possono andare perfettamente di pari passo, senza essere in contraddizione.

Provo però ad andare oltre la mia convinzione e a prendere per buona l'idea che Fedez agisca solo per calcolo, cavalcando uno o più temi di tendenza per rafforzare il proprio valore di marca. Il calcolo corrisponde, in questo caso e nello scenario attuale, a un apparato di ascolto e analisi della società che permette a Fedez di individuare le tendenze, acquisire conoscenza su di esse e, dunque, tarare il suo messaggio in base a queste informazioni.

Mi pare che una tale consapevolezza - e ciò che essa comporta - manchi dalle analisi e dalle critiche centrate sul personal branding di Fedez. Perché quasi nessuno si chiede: a chi parla Fedez? Qual è il segmento di mercato pronto a recepire un monologo sui diritti civili e un attacco diretto a una forza politica che ha comunque un peso rilevante nel paese?

Per chi fa politica queste dovrebbero essere domande pressanti a cui dare risposta. Perché se è vero che Fedez agisce come un marchio, allora è certo che quel segmento esiste e se esiste forse è permeabile a un discorso che vada oltre l'affermazioni dei diritti civili, verso una spinta capace di trasformare la società.

Probabilmente è (anche) su quel terreno e presso quel pubblico che la capacità intersezionale delle lotte può giocare un ruolo chiave nel creare nuove, inedite soggettività. Per ragionare su questo piano è però necessario conoscere nel profondo i meccanismi del sistema dei media e dell'informazione e andare oltre la semplice ricognizione dell'ovvio.

Fedez sarà pure un brand, ma di cosa ci parlano le sue azioni? Questa è la domanda a cui dare una risposta.