Le tigri di montagna

Quanto è fragile un potere che trema di fronte all'atto di parresia di dieci ragazzini? Una riflessione sulla trap, la politica e la provincia di Bolzano.

Le tigri di montagna

Ieri sera ho presentato L'età della tigre, l'ultimo libro di Ivan Carozzi. È un libro difficile da etichettare in modo chiaro. Parla di tante cose diverse tra loro. Parla di Milano, del lavoro culturale, parla di quanto sia meraviglioso abbandonarsi a un incontro casuale. Poi, parla anche di trap.

La trap funziona da innesco per la narrazione. È il pretesto per parlare di questi anni. Ma di questi anni, la trap è anche il sintomo. È una creatura digitale e chi la fa, i trapper, sono alieni. Esseri perturbanti, psichedelici, xenomorfi. Rappresentano uno iato, una cesura, sono agenti dello shock culturale. Sono la data sul calendario che sconvolge chi si sveglia dopo vent'anni di coma, pensando che sia passato soltanto un minuto.

Sono predatori. I trapper, dice Carozzi, sono tigri. Stanno in agguato nel fogliame della giungla urbana. Occhieggiano minacciosi dai cartelloni pubblicitari, pronti a sbranarci, a prendersi tutto ciò che gli spetta e anche qualcosa di più. Sono la minaccia che incombe su ogni ordine, su ogni grammatica, su ogni decoro.

Ieri mattina, un'occhiello sulla prima pagina del più importante quotidiano locale titolava: "Sinigo, nel video trap spuntano le pistole". Diceva proprio così, spuntano le pistole. Come se fossero margherite o ranuncoli.

L'articolo fa riferimento a Block Freestyle, una canzone del gruppo trap locale FVmille, con la partecipazione di Lony, un altro trapper. Sono un gruppo di adolescenti, non avranno più di sedici anni. Ragazzini di seconda generazione. Cantano nelle loro lingue d'origine, in italiano e in daitsch, il dialetto tedesco di queste parti.

Indossano outfit da strada. Magliette da calcio, tute sportive. Come Jamil o i PNL. Sventolano le bandiere dei loro paese. Impugnano pistole a gas e si scambiano buste di plastica, mimando pose e gesti da "formiche" che abbiamo visto mille volte in tv, tra Romanzo Criminale, Gomorra o Narcos.

Le tigri sono arrivate in montagna. La reazione non si è fatta attendere.

Giuliano Vettorato, vicepresidente leghista della Provincia ha parlato di "gravissimi messaggi violenti e intimidatori". È sua opinione che vadano "subito attivati dei controlli molto attenti, per verificare se i genitori di queste persone beneficino di contributi dalla Stato" e che sia "necessario verificare la scuola di provenienza di questi ragazzi e se eventualmente si tratta di soggetti che vengono seguiti dai servizi sociali".

Il genitore severo s'è svegliato ed è gravido di minacce e repressione.

Nella Provincia Vetrina ogni segnale di disagio va espulso per preservare la salute dell'organismo. Sei povero? Se ti lamenti ti togliamo i soldi. Così sarai ancora più povero. Sei incazzato? Stai male? Provi disagio? Non è possibile, siamo primi nelle classifiche di qualità della vita, come ti permetti di di lamentarti?

Il disagio, il male, la sofferenza. Tutto finisce sotterrato dall'idea che qui si stia bene a prescindere. Nella Provincia Vetrina non puoi permetterti di stare male, rovineresti il paesaggio.

Alla sterilizzazione del corpo sociale partecipano tutti. Dai politici, ai burocrati, ai mediatori culturali. Tutti inadeguati, tutti impauriti. Nella reazione rabbiosa e scomposta c'è il segno della loro debolezza. Quanto può essere forte un Potere che trema davanti all'atto di parresia di un gruppo di ragazzini adolescenti? Quanto è ridicola e fragile la sua finzione di ordine?

Le tigri lo sanno bene e se ne fottono. Sono fiere e coraggiose. Stanno su Facebook e su YouTube e su Instagram. Commentano, ribattono, sfottono. Con l'arroganza di chi, a quattordici anni, non ha paura di nessuno e il mondo, se vuole, se lo prende e se lo sbrana in un boccone.

Sinigo vive. FVmille vive. Lony vive. I morti siete voi.