Non vado in piscina, sono uno che nuota
Alcune note su mindset, sport e identità.
Non tutte le massime che hanno a che fare con il mindset sono delle cazzate sesquipedali. Qualche settimana fa, in uno dei tanti podcast generici che ascolto quando faccio i mestieri di casa, ne ho scoperta una sensata.
Si parlava di pigrizia e produttività.
Di quanto sia difficile imporre a se stessi di fare qualcosa, senza che un fattore esterno, il tempo o le contingenze, intervenga a dettarne l’urgenza e la necessità.
A questa argomentazione, uno dei due host del podcast rispondeva che l’errore è pensare a ciò che devi fare come a qualcosa di estraneo a te.
“Se pensi che devi andare in palestra” diceva “alla lunga finirai per smettere di andarci. Se pensi di essere una persona che va in palestra, andare in palestra diventerà parte della tua identità, di ciò che sei.”
La frase mi ha colpito e fatto pensare al mio rapporto con lo sport.
Che non è mai stato particolarmente felice. Alle elementari ho giocato a hockey. Alle medie a pallavolo. Alle superiori ero uno skater. All’università giocavo a calcetto. Più tardi ho provato il tai chi. Oggi provo a diventare uno che nuota.
Lo hai notato? Ho scritto l’elenco della mia carriera sportiva seguendo la massima di mindset che ti ho raccontato un paio di paragrafi più sopra.
Si evince perciò che solo lo skateboarding, tra tutti gli sport che ho praticato fino a oggi, ha contribuito a fare di me ciò che sono. Bella forza, dirai tu, lo skate è qualcosa in più di uno sport; è cultura e stile di vita.
Siamo d’accordo, ma non cambia il fatto che è l’unico che continuo a praticare di tanto in tanto, quando l’occasione o il fisico me lo permettono.
Sembra una cosa banale, ma non lo è. Essere consapevoli di questo meccanismo mentale è un buon modo per provare a dare continuità alle cose che fai.
Ci ho messo più di qualche anno per darmi il permesso di dire agli altri che sono uno scrittore. Da quando l’ho fatto la mia costanza nello scrivere è aumentata di dieci volte. Se non avessi sbloccato quest’ostacolo menatale la streak di quest’anno sarebbe stata impossibile.
Sto facendo lo stesso con il nuoto; in ordine di tempo, l’ultimo sport a cui sto cercando di dedicarmi.
Lo sto facendo dalla scorsa primavera, quando ho potuto seguire gratuitamente un corso per adulti. Prima di allora, nessuno mi aveva mai insegnato a nuotare.
Dunque galleggiavo e basta.
Per nuotare davvero mi è bastato diventare consapevole di due, tre dritte tecniche su come farlo correttamente; banalmente, imparare a respirare correttamente dentro e fuori dall’acqua e capire come coordinare gambate e bracciate.
Poi il corso è finito, l’estate è iniziata, la piscina coperta ha chiuso e anche la scuole. Per un paio di mesi ho messo il nuoto in pausa, convinto che avrei ripreso appena la bella stagione fosse passata.
È stato meno facile di quanto avessi previsto, fino a quando non ho ascoltato quel podcast. A quel punto ho capito che se avessi continuato a dirmi che dovevo andare in piscina avrei finito per non andarci più.
Così ho iniziato a pensarmi come a uno che nuota. Tempo tre giorni e avevo trovato il modo di andare a nuotare e sto continuando a farlo.
Quindi, sì, non tutte le massime che hanno a che fare con il mindset sono delle cazzate sesquipedali. Alcune, a volta, funzionano davvero.
Provare per credere.
🌈 Ho un sogno 🌈
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