L'IA, i droni e la nostra relazione col reale
Quasi un dissing sullo stato del dibattito sull’intelligenza artificiale.

Fin dal momento in cui sono apparse ho sostenuto che le IA avrebbero modificato la nostra relazione con il reale. Dirla al tempo, questa banalità, valeva tutto un fuoco di sbarramento di pensierini sulla semiotica della verità.
Invece avevo ragione io.
Basta leggere qualsiasi paper di qualsiasi argomento per notare quanto l'IA influisca sulle componenti materiali del reale, modificando profondamente la relazione che abbiamo con esso.
Prendiamo un esempio tragico, che mi preoccupa; l’integrazione sempre più rapida e profonda di intelligenza artificiale e robotica per usi militari.
La diffusione dei droni ha rivoluzionato la natura della guerra contemporanea.
Sui campi di battaglia ucraini, laboratorio delle guerre del presente e del futuro, i combattimenti ravvicinati sono quasi scomparsi. Ma non la fanteria.
Essa attende per ore e giorni in bunker e trincee collocate a ridosso della linea di contatto, pilotando i droni fino al momento in cui è costretta a uscire dal proprio riparo per ruotare verso le retrovie o avanzare e occupare qualche altra posizione.
In questa situazione, i fanti muoiono molto più raramente a causa di un proiettile e molto più spesso per colpa di schegge ed esplosioni. In alcune porzioni del fronte, la kill zone, l’area in cui si concentra il fuoco ed è più alta la probabilità di essere uccisi, si estende in profondità fino a 40 chilometri.
La realtà con cui un fante si relaziona oggi sul campo di battaglia è radicalmente diversa da quella con cui si relazionava all’inizio dell’invasione russa su larga scala: un incubo che si è fatto tridimensionale da bidimensionale che era.
Negare che parte di questo cambiamento nella relazione con il reale sia stato determinato dall’intelligenza artificiale è impossibile.
Perché il reale è il prodotto delle condizioni materiali in cui viviamo e ciò che modifica queste ultime modifica anche la relazione che abbiamo con il primo.
Assordato dal rumore dell’artiglieria dialettica di chi era più interessato a recintare il tema per proteggere il proprio posizionamento che a discutere, era questo che sostenevo due anni fa.
E, sempre più convinto dalla luce dei fatti, lo sostengo ancora oggi.
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