Overturism, remigrazione, Todesmarch

A proposito dei meme vecchi e nuovi con cui l’estrema destra sudtirolese sta riscrivendo l’idea di Heimat.

Una coppia di escursionisti in montagna.

I protagonisti della scena sono un gruppo di ragazzi, ognuno di loro indossa un passamontagna bianco e rosso. Passeggiano in un bosco, si allenano, fanno il bagno in un torrente, leggono.

Poi si mettono in posa, il bosco sullo sfondo; quello al centro dell’inquadratura rompe la quarta parete e, rivolgendosi alla videocamera, esorta lo spettatore con una call to action: werde aktiv, sii attivo.

Sullo schermo appare un logo: il profilo di due montagne sormontate da una fiamma che arde. Sotto al pittogramma una scritta. Junge Aktion.

Nella caption pubblicata su Instagram, Tik Tok e Telegram, il gruppo si definisce: “la punta di lancia della gioventù fedele in Alto Adige. Una gioventù che non abbandona il proprio territorio. Organizzati, disciplinati e attivi - ci riprendiamo la nostra terra!”

Wir sind die Speerspitze der volkstreuen Jugend in Südtirol. Eine Jugend, dir ihr Land nicht aufgibt. Wir sind organisiert, diszipliniert und aktiv – und wir holen uns unser Land zurück!

Il video è datato dodici aprile e dura trenta secondi, che sono sufficienti a garantire immediata notorietà ai suoi autori.

A riprenderlo, non più tardi di un paio di giorni dopo la sua pubblicazione, è la testata locale Tageszeitung che, per prima, fa scattare l’allarme a proposito di questo nuovo gruppo di estrema destra; a stretto giro, la seguono tutte le altre testate altoatesine.

Il sedici aprile, i canali di Junge Aktion si attivano una seconda volta e riprendono la prima pagina che la Tageszeitung ha dedicato al video.

Nel farlo evidenziano il risalto, ampio, che viene dato a quel contenuto che, a loro dire, è innocuo e lo mettono a confronto con la notizia di un omicidio perpetrato da uno “straniero”, a cui viene dedicata la spalla della pagina.

L’accusa è piuttosto esplicita: i media si comportano in modo ipocrita coccolando i criminali per criminalizzare un gruppo di ragazzi che amano stare all’aria aperta.

Passano altri cinque giorni e il gruppo torna a pubblicare sui suoi canali, diffondendo un secondo video, che si apre con l’immagine di un ragazzo seduto in un bosco, lo stesso in cui era ambientato il primo.

Il ragazzo indossa ancora l’ormai iconico passamontagna bianco e rosso, ha in mano qualcosa ma non possiamo capire cosa, perché l’oggetto è blurrato; a giudicare dalla posizione del corpo potrebbe essere qualcosa che si legge: un tablet, un cellulare forse.

Quando si accorge della presenza della videocamera il ragazzo stacca gli occhi dall’oggetto che ha in mano e guarda in macchina. “Attenzione” dice “non hai sentito? Questo bosco è pericoloso, ci sono degli estremisti di destra.”

Il video stacca e per qualche secondo si vedono le immagini di un celebre meme.

L’inquadratura ritorna sul ragazzo. Adesso non è più seduto sull’erba. È in piedi, ripreso a mezzobusto, come se stesse per fare una dichiarazione; ed è proprio allora che inizia a parlare.

Il ragazzo si toglie il passamontagna e si presenta, si chiama Martin e fa parte di Junge Aktion, un gruppo di ragazzi contro cui i media si sono scatenati in una caccia alle streghe, presentandoli come un gruppo di estremisti di destra, pericolosi a tal punto da averli paragonati ai terroristi dello Stato Islamico.

Ma la verità, continua Martin, è assai diversa. I ragazzi di Junge Aktion sono pacifici, sportivi e patriottici.

Distanti dall’immagine pericolosa che i media hanno provato a cucire loro addosso, per bocca di Martin questi ragazzi si domandano come mai radio, tv e giornali non mettano la stessa attenzione per parlare di turismo di massa (che svende la Heimat), di immigrazione o di bassi salari, criminalizzando chi fa dell’amor di patria un valore.

È per questo motivo che, chiudendo il video, Martin esorta lo spettatore a pensare con la sua testa e lo invita a restare in contatto con il gruppo seguendone i canali social.

Così si conclude il lancio di Junge Aktion; un’operazione di comunicazione tutto sommato ben orchestrata, i cui protagonisti sono stati capaci di utilizzare i riflessi condizionati dei media mainstream per farsi conoscere rapidamente dalla loro nicchia di pubblico.

I più di millecinquecento follower guadagnati su Instagram con solo tre post potrebbero sembrare risibili ma non lo sono.

Come chiunque lavori coi social può confermare, raccogliere follower in modo organico è un lavoro lungo che richiede tempo e costanza anche quando ci si rivolge alla nicchia di un bacino di utenza tutt’altro che ampio come fa Junge Aktion.

Sono perciò convinto che, nell’arco di poche settimane, ogni giovane disposto a simpatizzare o a partecipare alle iniziative del gruppo oggi ne conosce l’esistenza e così anche i responsabili dei partiti di area, che ora sanno di avere dei potenziali interlocutori attraverso cui entrare in contatto con l’universo giovanile.

Di questa operazione però non mi colpiscono solo gli aspetti tecnici di comunicazione ma anche i contenuti, uno in particolare. Infatti è la prima volta che vedo una realtà di estrema destra stigmatizzare il fenomeno del turismo di massa.

Non che la cosa mi stupisca, il turista non è altro che una diversa incarnazione dello straniero che con gli immigrati condivide la qualità di invasore del territorio ma è diverso da loro perché si colloca al lato opposto dello spettro della ricchezza.

Nella narrazione di destra, il migrante rappresenta il selvaggio colpevole di far tornare la civiltà alla dimensione ferina dell’esistenza e, allo stesso tempo, il soldato dell’esercito industriale di riserva che ruba il lavoro agli autoctoni.

Il turista incarna invece l’immagine dell’élite globalista e cosmopolita che costringe i locali a svendere il proprio territorio ma anche l’altro che non solo ne ignora i codici ma può anche permettersi di violarli grazie alla sua natura di ospite pagante ed estemporaneo.

Le due figure si sorreggono a vicenda in una narrazione coerente: lo straniero lavora, il turista consuma. Entrambi minacciano l’ordine locale.

Più precisamente, se il turismo ha una dimensione industriale e di massa per poterlo sostenere serve immigrare forza lavoro straniera.

Svolgendo le proprie mansioni ad un costo più basso, la forza lavoro immigrata spinge progressivamente fuori dal mercato la forza lavoro locale e la lascia così esposta agli effetti della gentrificazione operata dal turismo di massa, costringendola ad abbandonare la propria heimat.

Non è la prima volta che questa paura viene agitata dalla destra sudtirolese. Pur senza un esplicito riferimento al turismo come forza disgregatrice, lo aveva già fatto un personaggio di rilievo della destra sudtirolese: Jürgen Wirth Anderlan.

In un comunicato pubblicato alla fine di marzo, Anderlan aveva utilizzato il termine Todesmarch per commentare i dati Astat secondo cui la popolazione altoatesina di lingua tedesca era calata dal 62% del 2011 al 57,6% del 2025.

Coniato durante il periodo nazista per riferirsi alle deportazioni nei lager e nei campi di concentramento, il termine Todesmarsch, alla lettera“marcia della morte”, era stato utilizzato anche nel 1953, quando Michael Gamper lo aveva usato per denunciare l’italianizzazione forzata del territorio altoatesino.

Di questo termine Andrelan fa un uso spregiudicato, perché lo usa per evocare nel presente un passato con cui non esiste alcun paragone possibile e lo fa per attivare l’idea di “remigrazione” che è uno dei cavalli di battaglia della destra contemporanea.

Attraversando la turbolenza, incontriamo ancora una volta quelle “idee senza parole” che, secondo Furio Jesi, sono alla base della cultura di destra che resuscitano meme morti per innestarli su meme vivissimi, creando ibridi ideologici che parlano in silenzio e fanno paura, proprio perché non sembrano farlo.

🌪️ Che cos'è la turbolenza?

La turbolenza è il diario di lavoro di un libro su come la cultura globale si riflette nella politica altoatesina. Un modo per pensare in pubblico e condividere con te leggi gli appunti che prendo durante la strada.

Leggi anche le altre puntate della serie.

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