Come archiviare le note nel metodo Zettelkasten

Una breve introduzione ai due modi principali per archiviare le note all’interno della tua slipbox quando prendi appunti con il metodo Zettelkasten.

And Goosebumps, opera di Dahlia Elsayed.
Dahlia Elsayed, And Goosebumps

Se How to Take Smart Notes di Sönke Ahrens è stata la mia introduzione al metodo Zettelkasten, Digital Zettelkasten di David Kadavy è stato il testo che mi ha aiutato a stabilizzarne l’utilizzo.

Tra la lettura del primo quella del secondo sono passati circa sei mesi, durante i quali ho dubitato più volte dell’efficacia del metodo e sono stato lì lì per abbandonarlo.

Del testo di Kadavy, che ha il pregio di essere breve e incisivo, mi è stato utile per capire meglio come strutture le note e, piedi ogni altra cosa, la distinzione tra metodi di archiviazione che mi ha insegnato come gestirle al meglio.

Nell’interpretazione che Kadavy dà del metodo Zettelkasten esistono due modi opposti per archiviare le note all’interno della slipbox: un modo da “archivista” e un modo da “scrittore”.

Il primo dei due modi di archiviazione si basa sulla creazione di un sistema di categorie, temi o argomenti. Nel mio caso ne ho alcune di carattere molto generale come “economia”, “politica”, “intelligenza artificiale”, “guerra”, “digitale”, “cultura visiva” e “teoria”.

In questo modo posso, se ne ho la necessità, consultare facilmente tutte le note di qualsiasi tipo che ho archiviato etichettandole con uno qualsiasi di questi tag.

Questo metodo di archiviazione ha due limiti: rischia di essere eccessivamente granulare e non favorisce le associazioni mentali che sono alla base dell’efficacia del metodo Zettelkasten come motore di idee della scrittura.

L’eccessiva granularità deriva dal fatto che, in assenza di un’architettura dell’informazione definita a priori, il sistema tende progressivamente verso l’entropia.

Ogni categoria, infatti, potrebbe venir esplosa in sottocategorie, ramificandosi potenzialmente all’infinito nella ricerca dellA sfumatura di senso o combinazione di tag più esatta per definire una specifica nota.

Ma più la struttura delle categorie si ramifica più diventa complicata e lo sforzo per ricordare a quale tag potrebbe appartenere una specifica nota si fa elevato, rendendo l’intero sistema poco flessibile ed efficace.

Lo scopo di un sistema di archiviazione, infatti, e permettere al proprietario della slipbox di ritrovare facilmente le note che ha archiviato al suo interno, favorendo nello stesso tempo le associazioni mentali.

Associazioni mentali che, con questo metodo di archiviazione, tendono a perdersi perché i tag si trasformano velocemente in una collezione di entità legate insieme da relazioni tutto sommato deboli e generali.

Questo il motivo che mi ha spinto a usare una struttura piuttosto semplice e poco ramificata, sacrificando al precisione alla comodità accesso.

Conosci un modo per rendere più efficace questo genere di architettura dell’informazione? Mi interessa, parlamene nei commenti o mettiti in contatto con me.

Il secondo dei due metodi di archiviazione, quello definito da “scrittore”, non si basa su una struttura di categorie bensì sul principio del progetto.

Il metodo Zettelkasten si usa per prendere appunti con uno scopo ben preciso: produrre testi scritti di non fiction.

Per come la vede Kadavy - e io, per quella che è la mia esperienza, sono d’accordo - ogni testo da scrivere può essere considerato come uno specifico progetto che lo scrittore sta sviluppando e, in quanto tale, trasformato in un tag con cui etichettare tutte le note che hanno a che fare con quel progetto.

Grazie a questo modo di archiviare le note, nel momento in cui dovrà iniziare a scrivere un qualsiasi progetto, il proprietario della slipbox potrà facilmente trovare tutte le note a esso collegate, favorendo anche le associazioni tra di loro.

Inoltre, un tag di tipo progettuale ha la possibilità di continuare a essere utilizzato qualora il lavoro si prolunghi in una linea di ricerca.

È il caso, per fare un esempio, di un tag che ho denominato “il futuro della guerra” e che ho usato per scrivere un articolo per Il Tascabile. Tuttavia, anche dopo l’uscita di quel pezzo ho continuato a usare il tag per archiviare note sullo sviluppo delle tecnologie belliche, il cui studio è diventato una delle mie attuali linee di interesse e di ricerca.

L’evidente efficacia del modo di archiviazione da “scrittore” non cancella l’utilità di quello da “archivista”.

Nella mia slipbox continuo a utilizzarli entrambi, perché ognuno di essi risponde a bisogni e funzioni diverse.

Dopotutto, uno dei grandi vantaggi del metodo Zettelkasten è che è altamente personalizzabile o, una volta compresi i suoi meccanismi, è possibile adattarlo facilmente alle proprie, specifiche esigenze.

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