Andriollo, Della Ratta e l'ombra di Donald Trump - La turbolenza #3
Alcuni pensieri sulla cronaca politica bolzanina e come lo spirito del tempo si riflette sulle sue faccende.

L'approvazione del Piano Sociale Qualità della Vita di Bolzano, avvenuta lunedì 17 marzo grazie al voto congiunto di una parte della maggioranza di centro sinistra e dell'opposizione di centro destra al completo, sarebbe un'irrilevante notizia di cronaca locale se non fosse per il contesto in cui è maturata e per l'oggetto del compromesso che l'ha resa possibile.
Il voto dell'opposizione, che ha così rinunciato a fare ostruzionismo su questo documento documento di programmazione pensato per migliorare la qualità della vita della città nel corso dei prossimi dieci anni, è stato propiziato da due emendamenti proposti dal consigliere Claudio Della Ratta, un boiardo della politica cittadina, transitato dal centro sinistra al centro destra nel corso degli ultimi quindi anni.
Della Ratta ha infatti proposto di eliminare dal documento il linguaggio inclusivo e di trasformare da obbligatoria a discrezionale le realizzazione del bilancio per la parità di genere, uno strumento che serve a garantire una maggiore trasparenza su come vengono impiegate le risorse di bilancio e sull'impatto che esse hanno su uomini e donne.
Di fronte alle critiche di alleati e partiti di area, la maggioranza ha rivendicato la propria scelta sul piano del pragmatismo.
Il consigliere del Partito Democratico Silvano Baratta ha giustificato infatti la scelta sottolineando che "la sensibilità della maggioranza va nella direzione opposta rispetto a queste due proposte. Tuttavia, la scelta è stata tra far approvare il piano sociale o affrontare 200 emendamenti: per questo è stato raggiunto un accordo con le opposizioni".
Sulla stessa linea anche l'assessore al sociale Juri Andrillo, che ha invitato a evitare la speculazione politica, motivando con queste la decisione di giocare di sponda con l'opposizione: "ripeterlo (il passaggio sul linguaggio inclusivo nda) forse è riduttivo ed inutile. Penso che nessuno neghi l’evidenza di mantenere un linguaggio di genere rispettoso".
Parole che sembrano fare eco a quelle di Della Ratta, che sulla questione aveva fatto notare che "l’amministrazione ha sempre utilizzato uno stile inclusivo" e dunque "non serve formalizzare l’impegno nel piano sociale", perché "la normativa vigente prevede già questa disciplina a livello europeo" e il passaggio sul tema dunque "è un punto ridondante", l'assessore al sociale Juri Andriollo.
Il pragmatismo è senz'altro una dote preziosa per un'amminstratore, ma non è detto che lo sia anche per un politico.
Su questo dovrebbe interrogarsi proprio Andriollo. Oltre a essere responsabile per la realizzazione del Piano Sociale Qualità della Vita, l'assessore è anche il candidato che il centro sinistra bolzanino sosterrà come sindaco alle imminenti elezioni comunali; nel capoluogo altoatesino si voterà infatti nel mese di maggio.
L'approvazione del documento è perciò uno degli ultimi atti dell'amministrazione targata Renzo Caramaschi di cui Andriollo è stato uno dei membri più in vista.
Caramaschi, il "sindaco dell'Anpi", ha governato la città negli ultimi dieci anni, sposando un orientamento più che centrista e strizzando spesso più di un occhio a temi e dispositivi di governo patrimonio della destra contemporanea: la retorica sul degrado, l'uso del daspo e la video sorveglianza del territorio, intensificata e rivendicata più volte come un vanto.
In questo contesto, quello che sul piano amministrativo è senza dubbio un successo personale di Andriollo, su quello politico potrebbe rivelarsi un boomerang.
Viviamo infatti un tempo frammentato, animato da passioni forti, valori opposti e polarizzati; un tempo di guerre culturali in cui è più probabile che una competizione elettorale si vinca agli estremi piuttosto che al centro dello spettro politico.
Visto attraverso questa lente, per il centro destra bolzanino lo stralcio dei due emendamenti è una vittoria tanto simbolica quanto pratica.
Se la coalizione guidata dal candidato sindaco Claudio Corrarati dovesse uscire vincitrice dalla prossima tornata elettorale - e, come cinque anni fa, penso sia abbastanza competitiva per poterci riuscire - la giunta che si verrebbe a formare non sarebbe in alcun modo vincolata a usare il tanto odiato linguaggio inclusivo e, soprattutto, godrebbe piena discrezionalità nell'utilizzare uno strumento capace di evidenziare la natura strutturale della disparità di genere come il bilancio di parità.
La mossa di Della Ratta ha perciò sgombrato il campo da due importati paletti su un tema chiave per la destra contemporanea, ovvero la lotta al cosiddetto "politicamente corretto".
È certamente una coincidenza, ma vale la pena sottolineare che questo attacco avviene pochi giorni dopo che il New York Times ha riportato come, per effetto della guerra che Donald Trump sta muovendo alle politiche di diversità, equità ed inclusione, una serie di parole a esse legate stiano venendo eliminate o fortemente limitate in linee guida, documenti ufficiali e siti web dell'amministrazione degli Stati Uniti.
Una coincidenza che mostra in modo sempre più chiaro come la politica locale rifletta sempre più spesso le tendenze culturali e i meme politici globali che, erodendola come i venti le cime delle montagne, la stanno ridisegnando secondo una nuova, inedita orografia.
Potrà questa vittoria, ottenuta un un tema fortemente attuale e identitario, contribuire a rinforzare la compattezza dell'elettorato di centro destra e acuire la frammetazione di quello di centro sinistra, area politica che, vale la pena ricordarlo, arriva alle elezioni senza un candidato sindaco unitario?
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