"Baba Yaga" su Metatron
Il drone, protagonista indiscusso delle guerre contemporanee, è anche il protagonista di questo racconto, in cui la disperazione della guerra di trincea si fonde con la cybertecnologia per evocare i più reconditi orrori del folklore slavo.
Baba Yaga è il soprannome di uno dei tanti tipi droni che vengono utilizzati sui campi di battaglia ucraini. L'uso di dispositivi senza pilota è uno degli elementi di novità che più hanno caratterizzato la resistenza all'invasione russa, vero e proprio simbolo di un popolo che fa di necessità virtù nella lotta per la sua sopravvivenza.
Ma il drone non è solo questo. È anche un diffuso sistema d'arma che già caratterizza la maggior parte delle guerre contemporanee. Il suo immaginario va però aggiornato rispetto a quello che si era creato intorno a queste macchine da guerra nel corso della war on terror degli anni dieci del Duemila.
Oggi i droni da guerra non sono più gli ipertecnologici Predator che pattugliavano i cieli a caccia di terroristi, ma dispositivi commerciali modificati per rispondere alle esigenze di una guerra meccanizzata, combattuta per buona parte in trincee che ricordano quelle della Prima Guerra Mondiale.
Grazie alla natura visiva dei droni, veri e propri occhi armati che pattugliano il campo di battaglia alla ricerca dei bersagli da colpire, sono innumerevoli le testimonianze visive del loro uso e delle conseguenze che esso produce.
Poterle consultare è stato fondamentale per la scrittura di questo racconto in cui la cyber contemporaneità ipertecnologica della guerra viene filtrata e raccontata attraverso gli orrori del folklore slavo.
“Lo spettro elettromagnetico è completamente fottuto”, Pavel aveva detto così. “È per questo che gli serviamo ancora”, aveva aggiunto. Qualche giorno dopo aver pronunciato quella frase era scomparso.
Gli è toccato di uscire dalla buca e non è più tornato. La Baba Yaga era venuta a prenderselo.
A dar quel nomignolo ai droni sono stati gli ucraini. O i russi. Non l’ho mai saputo, ma nel 2022 entrambi hanno iniziato a usarli per missioni di ricognizione o per aggiustare il tiro dell’artiglieria o per rifornire qualche posizione avanzata che era troppo rischioso raggiungere via terra.
Poi qualche stronzo deve aver avuto il colpo di genio. Se i quadricotteri possono portare casse d’acqua e munizioni possono trasportare anche delle granate. Così li hanno adattati per potercele attaccare sotto.