A metà strada tra le piattaforme e il futuro
Un mio caro amico ha lanciato la sua piattaforma di pubblicazione personale. Sono contento che l'abbia fatto su Ghost, perché sostenere l'open web è, oggi, un gesto etico.
Questa settimana è successa una cosa che mi ha fatto piacere: il mio amico Enrico ha lanciato Crusing Collapse, la sua piattaforma di pubblicazione personale.
Mi fa piacere perché, lo confesso, era da almeno due anni che, modello Vermilinguo, gli sussurravo all’orecchio di farlo.
Troppo utili e profonde le sue parole e le sue riflessioni per lasciare che scorressero via, perse per sempre nell’aggiornasi senza sosta del feed di Facebook a cui era solito affidarle. Ma, soprattutto, troppo preziose per regalarle a chi, estraendo plusvalore anche dagli angoli più reconditi delle nostre vite, ci espropria ogni giorno delle nostre intuizioni e delle nostre idee per il proprio utile.
Ci è voluto un po’ di tempo, è vero, ma so di essere un convincente rompicoglioni quando mi ci metto ed Enrico non è solo stato così gentile da non mandarmi a quel paese ma anche da accordarmi la sua fiducia quando, con insistenza, gli segnalavo Ghost come software da usare per il suo progetto.
Eh sì, perché Cruising Collapse gira su quella che è, chi mi segue da un po’ lo sa, la mia piattaforma di elezione, quella che ho scelto quasi dieci anni fa e non ho mai abbandonato. La piattaforma ideale, almeno per me, per iniziare a preparare quell’esodo dalle piattaforme di cui parla Alessandro Longo in un suo articolo di qualche tempo fa.
Anche se potresti scambiarlo per una piattaforma, Ghost non lo è. Ghost è un CMS, un software per la gestione dei contenuti, posizionato verticalmente per offrire soluzioni di publishing digitale a content creator e magazine di piccole e medie dimensioni.
A crearlo è stato John O’Nolan, uno che il mondo del digitale lo conosce bene. O’Nolan è stato uno sviluppatore del core di Wordpress che, grazie ha un crowdfunding di successo, nel 2014 ha lanciato Ghost, scegliendo per la sua creatura una precisa forma giuridica: la fondazione.
I questo modo ha lui e il suo team hanno potuto slegare lo sviluppo e la crescita di Ghost dalla pressione che caratterizza le start up finanziate dal venture capital e che sono alla base del processo di merdificazione che caratterizza la maggioranza delle piattaforme commerciali.
A differenza di molte di esse, che monetizzano sulla propria capacità di mettere in relazione chi cerca contenuto da fruire e chi lo produce, Ghost ha scelto di vendere spazio web e assistenza tecnica come modello di business, svincolando i suoi utenti dalla necessità di pagare una percentuale sui loro introiti qualora decidessero di usarlo come strumento per creare contenuti a pagamento.
Quello che perde in termini di rapidità di sviluppo di nuove funzionalità, Ghost lo guadagna in etica e rispetto per i propri utenti, che sono, generalmente, molto fidelizzati.
Ciò non significa che Ghost manchi di qualcosa rispetto a piattaforme sue competitore come, per esempio, Substack o Medium. Nel corso del tempo si è arricchito di soluzioni e feature che ne fanno oggi uno strumento super completo per chi desidera pubblicare contenuti in rete, senza per questo rinunciare alla sua filosofia che mette l’essenzialità e la semplicità di configurazione al centro della sua esperienza utente.
In più, lo dimostra l’impegno profuso dal team nell’integrare il software nel protocollo di Activity Pub, Ghost investe in modo credibile e concreto nell’open web, qualcosa di cui molti preferiscono parlare mentre continuano a usare soluzioni proprietarie o che declinano in modo ambiguo il concetto.
È questo impegno che sta alla base di tutti i vantaggi di usare Ghost come strumento per esprimere il proprio pensiero e la propria creatività in rete.
Il primo passo al di fuori delle piattaforme e delle loro logiche passa anche attraverso scelte come queste. Ghost è solo una delle possibili strade su cui incamminarsi e, da oggi, su di essa, c’è un compagno di viaggio in più.
Ben arrivato Crusing Collapse e buon cammino!