Oddisee, Bolzano 7 settembre 2024

Esco talmente poco la sera che, quando succede e le cose vanno bene, mi viene voglia di condividerle. Questo è il racconto di cosa è fatto sabato sera. Spoiler: sono andato a sentir suonare Oddisee.

Il rapper Oddisse

Da quando ho figli la sera esco poco, quasi nulla. Se esco, esco perché ho una ragione ben precisa per uscire. Galleggiare al bar tra bicchieri in serie e “com’è là?” di circostanza non rientra nella lista di queste ragioni.

Piuttosto, se esco vado al cinema, di solito a vedere un film con effetti speciali roboanti, che, oggi, mi sembrano tra le poche cose degne di essere viste di questi tempi. Oppure esco per andare a sentire un concerto, com’è successo sabato sera.

La cosa più scontata che mi verrebbe da dire in questo caso è che a Bolzano non capita spesso un concerto che valga la pena di essere visto ma, come ha notato Matteo, uno degli amici con cui sono uscito, questa è una cosa molto bolzanina da dire. Di roba interessante, infatti, da queste parti ne è passata parecchia.

Magari è passata quando era meno rilevante rispetto alla cultura che la esprimeva - Sonic Youth, NOFX, Deftones, Onyx per citare qualche nome - ma ci sono capoluoghi di provincia in cui certi eventi non capitano mai e, quindi, bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare.

Matteo, Andrea e io, comunque, siamo andati a sentire Oddisee, un rapper e produttore di Washington DC, che mi ha fatto conoscere un altro amico, Stefano, quando avevamo un blog collettivo.

Il tipo, mezzo afroamericano e mezzo sudanese, suona un po’ soul, un po’ jazz, canta testi consapevoli e, alla fine dei conti, rappresenta piuttosto bene quello che è o dovrebbe essere l’hip hop.

Poi, che non guasta, è pure bello stiloso, con il suo look da nerd di un college Black Ivy: cappelletto con visiera, occhiali dalla montatura sottile, maglietta e pantaloni oversize, New Balance da corsa ai piedi.

A completare il pacchetto, la venue, una di quelle che preferisco. Piccola, non più di 150 persone di capienza, senza barriere tra artista e pubblico, con il palco che altro non è che un gradino.

Mettici poi che quel posto l’ho visto letteralmente nascere fin da quando Andrea, non quello che è venuto al concerto, un altro, che quel posto è stato il primo (?) a gestirlo, ci chiedeva di passare almeno qualche ora sia per fargli compagnia sia per provare a lanciare il posto.

Insomma, gli ingredienti per una bella serata c’erano tutti. E così è stato.

Oddisse, su disco, tende a suonare rilassato, compassato, come sul velluto. Perciò non sapevo bene cosa aspettarmi da un suo live. Prima di entrare mi sono chiesto se avrei passato il tempo fermo, in piedi ad ascoltare? Siccome non calzavo scarpe particolarmente comode la cosa mi preoccupava un poco.

La preoccupazione è durata giusto il tempo che Oddisee e il suo DJ - sorry mate, ho dimenticato il tuo nome - iniziassero a suonare. Il tiro dei primi cinque o sei pezzi è stato tiratissimo. Oddisee dal vivo sputa barre incalzanti su flow sempre diversi tra loro e, soprattutto, è un intrattenitore nato.

Fa di tutto per tirarti in mezzo, non solo i classici botta e risposta - i say peace, you say love. Peace. Love - ma anche piccole riflessioni, con cui mostra di aver anche la cura di provare a capire i posti dove va a suonare. Una cosa che, di nuovo, ho trovato molto hip hop.

Il set è durato un’ora abbondante, è stato coinvolgente e si è chiuso con That’s love, uno dei pezzi dell'artista che preferisco.

Non so se non si è capito, ma sabato sera mi sono divertito un bel po’ e sono andato a dormire col sorriso, attraversato da vibrazioni positive mi sono rimaste addosso e, niente, avevo voglia di condividerle con voi. Ne più, ne meno.