Fattor(e) elettorale
Start with why. Il vecchio mantra di Simon Sinek sembra perfetto per iniziare un post dedicato alla polemiketta bolzanina della settimana, quella tra l’assessore Stefano Fattor e il Museion.
Ma prima di vestire i panni di Quelo e dedicarmi alle domande esistenziale permettimi, caro lettore, di ricostruire brevemente la vicenda. Così, se sei tra la manciata di lettori non bolzanini di questo blog, potrai capirci qualcosa anche tu. Sei pronto? Dai, iniziamo
Start with un breve pippone
Museion è il museo di arte contemporanea di Bolzano, una realtà che conosco discretamente e dall’interno, dal momento che faccio parte di Art Club, un’iniziativa di attivazione dedicata ai giovani (sic) creativi del territorio.
In un editoriale pubblicato sul quotidiano Alto Adige il 15 febbraio, Fattor proponeva per la struttura che ospita il museo un cambio di destinazione d’uso, giustificato dallo scarso impatto generato dal museo, che l’assessore del Partito Democratico desume dai numeri riportati.
La proposta di Fattor, almeno sui social, piace, piace molto. Viene rapidamente ripreso da diverse pagine Facebook e microinfluencer locali e in breve diventa così virale da trasformarsi in un tema politico. Al punto che, qualche giorno dopo, il portale di news Salto ospita un dibattito a tre con Fattor, l’assessore provinciale Philipp Achammer e il direttore di Museion Bart van der Heide.
Nel corso dei quarantacinque minuti di dibattito, Fattor ha l’occasione di articolare le sue critiche. Le elenco di seguito in modo da evidenziare la narrativa che le sottende:
- Museion è un museo d’elite, lontano dalla sensibilità popolare.
- Per questo motivo non genera un impatto in grado di giustificare l’investimento pubblico che richiede.
- Quindi il museo va spostato in una struttura più modesta e l’edificio riconvertito ad altri usi.
Questo è il punto in cui bisogna iniziare a domandarsi perché Fattor abbia espresso queste critiche e perché proprio adesso.
Per rispondere a queste domande dovrò fare alcune ipotesi che mi faranno addentrare nel reame della fantapolitica. È un’operazione tutto sommato sicura. Se non ci prendo posso sempre dire “eh, ma era fantapolitica”. Se ci prendo, invece, passerò per un fine analista politico. Win-win situation, insomma. Che dici, andiamo?
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Start with fantapolitica
Le elezioni provinciali del 22 ottobre 2023 e il modo in cui hanno cambiato lo scenario politico altoatesino sono la chiave per capire il motivo che spinge Fattor ad attaccare Museion.
L’accordo di governo tra SVP, Freiheitlichen, Fratelli d’Italia, Lega e la lista La Civica apre una stagione politica nuova che non è una scelta dettata dalla contingenza, bensì il punto d’arrivo di un percorso di convergenza iniziato con la prima legislatura di Christian Bianchi a Laives, la prima sostenuta da una coalizione formata da un partito di destra italiano, la Lega, e della SVP.
Da allora a oggi, la SVP non ha smesso di mostrare segnali di apertura ai partiti della destra italiana che, per molto tempo, sono stati esclusi da eventuali alleanze a causa della loro continuità con l’eredità del fascismo storico.
La caduta di questo vincolo rappresenta una minaccia politica per il centro sinistra bolzanino, che smette così di essere l’unico partner di governo possibile per la SVP. Ma c’è di più.
Nella coalizione che ha espresso e sostiene l’attuale giunta comunale di Bolzano c’è anche, con quattro consiglieri, la lista La Civica di Angelo Gennaccaro, che in provincia puntella l’attuale giunta insieme a Fratelli d’Italia e Lega.
Tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024, Gennaccaro è stato a lungo in ballottaggio con il leghista Christian Bianchi per il posto di secondo assessore provinciale di lingua italiana. A spuntarla, alla fine delle trattative, è stato il secondo mentre a Gennaccaro sono state attribuite molte cariche - vicepresidente del Consiglio provinciale, assessore in Regione, membro della Commissione dei Sei e dei Dodici, delega nei rapporti con Bolzano e Merano - il cui valore non è di certo pari a quello di un assessorato.
Un processo che, per come si è svolto, porta a pensare che Gennaccaro con la sua lista possa essere il candidato sindaco di una coalizione di centro destra alle prossime elezioni amministrative di Bolzano, che si svolgeranno nel 2025. Se così fosse, e la coalizione a sostegno di Gennaccaro dovesse avere successo, il centro destra italiano governerebbe al tempo stesso sia in provincia che nel capoluogo, ottenendo un risultato politico ragguardevole.
Da tempo Fattor viene indicato come il potenziale candidato sindaco alle imminenti elezioni amministrative di Bolzano. La mia ipotesi è che nelle critiche rivolte a Museion vada individuata una componente di carattere politico.
Perché lo penso? Perché la narrativa su Museion a cui Fattor dà voce incontra una percezione diffusa. Le reazioni che ha suscitato sui social e il fatto che a contestarla si siano fatti avanti in pochi sono lì a dimostrarlo. Non solo, il sentire a cui Fattor prova ad armonizzarla è, soprattutto, quello dei ceti popolari che, a Bolzano, tradizionalmente orientano a destra il loro voto.
Attaccando Museion, Fattor, che nel Partito Democratico è più vicino a Bonaccini che a Schlein, cerca di entrare nel famoso “bar Italia” citato da Bersani nella sua critica al generale Vannacci espressa qualche mese fa.
Agendo come ha fatto, Fattor si è reso riconoscibile alla base elettorale di quella che potrebbe essere la coalizione che sosterrà il suo eventuale avversario. Aggredirla è una scelta sensata, perché se il suo sfidante sarà Angelo Gennaccaro, ridurre la base elettorale dei suoi alleati significa aumentare le proprie probabilità di vittoria.
Fattor può anche contare sul fatto che, in consiglio provinciale, il suo partito è all’opposizione e cosa gli fa gioco. Da quella posizione può presentare i suoi avversari come conniventi con il potere e “traditori” del mandato di rappresentare gli interessi (e il disagio) del gruppo linguistico italiano, ovvero il ruolo che, storicamente, i partiti di destra hanno sempre interpretato in Alto Adige.
Anche l’attacco al presidente della provincia Kompatscher che Fattor muove nel dibattito ospitato da Salto - Museion continua a operare a dispetto del suo scarso impatto, perché “piace al presidente” - va dunque letto in questa prospettiva.
La stessa in cui può essere collocata la frase a proposito dell’attuale sindaco Caramaschi che, in pubblico, sosterrebbe Museion ma, in privato, così dà a intendere Fattor, avrebbe un’opinione radicalmente diversa.
Un rapporto, quello di Caramaschi con Museion, che si è incrinato nell’agosto 2022 a causa di Occupy Museion, un open air techno organizzato dal museo e che il sindaco era intervenuto per limitare, vedendosi poi in parte "smentito" dalle dichiarazioni e dai comportamenti di alcuni membri dei partiti della coalizione che lo sostiene.
Le parole di Fattor lasciano quindi intendere che l’attacco a Museion e i toni usati per condurlo siano stati se non approvati quantomeno non ostacolati da Caramaschi che, infatti, non sembra aver smentito il suo assessore.
Queste chiavi di lettura mi spingono a pensare che questo sia il primo, concreto gesto della campagna elettorale di Fattor. Una mossa scaltra, ma non priva di rischi.
Giocarsi la carta populista per costruire una relazione con gli strati popolari della città e aggredire così la base elettorale avversaria è sensato, ma esagerare potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio, alienando al candidato il ceto medio progressista e istruito che costituisce la base elettorale del Partito Democratico ma, per quello, potrebbe pensare Fattor, c’è sempre lo spauracchio della destra fascista e ignorante da agitare a comando.
Staremo a vedere. Ma se queste sono davvero le premesse, quella del 2025 sarà una campagna tutto tranne che noiosa.
Che non si dica che non ci è dato vivere in tempi stimolanti.
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