"La costruzione del paesaggio al tempo dei non luoghi digitali" su Che Fare

Un libro e una mostra per raccontare come cambia il concetto di paesaggio nell'antropocene.

Fotogramma da Hydromancy di Susan Schuppli.
Susan Schuppli, Hydromancy (Film Still)

Quello di paesaggio non è un concetto neutro. Il paesaggio, come idea e comfigurazione visiva, è un artefatto culturale che rispecchia l'idea del mondo di chi lo ha elaborato, intorno al 1600.

Come cambia il paesaggio in un'epoca, l'antropocene, in cui l'uomo è diventato una forza geologica in grado di lasciare la sua impronta sul mondo che ci circonda?

Una mostra e un libro riflettono a partire da questa domanda e provano a elaborare una prima, parziale risposta. Ne ho scritto su Che Fare.

L’evaporazione del paesaggio fisico diventa così evaporazione del paesaggio culturale e dei concetti che ne sostengono l’impalcatura, come sembra mostrare il senso di sgomento suscitato nell’estate del 2022 in seguito alla tragedia dovuta al distacco di un enorme seracco di ghiaccio dal corpo della Marmolada.
La costruzione del paesaggio al tempo dei non luoghi digitali
L’evaporazione del paesaggio fisico diventa così evaporazione del paesaggio culturale e dei concetti che ne sostengono l’impalcatura. Un’analisi (e un escursione) di Flavio Pintarelli

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