Il consulente alla periferia della semiosfera
Un'applicazione del concetto semiotico di semiosfera alla relazione professionale tra cliente e consulente.
Quello di "semiosfera" è un concetto a me caro. Creato dal semiologo russo Juij Lotman, il concetto di semiosfera è una rappresentazione dello spazio al cui interno i differenti sistemi di segni di una cultura coesistono e generano nuove informazioni.
La semiosfera, analogamente al concetto di biosfera di Vernadskij su cui è modellata, è dunque lo spazio all'interno del quale una cultura può vivere w svilupparsi e al di fuori del quale non è possibile la semiosi.
Semplificandone molto la descrizione, si può dire che la semiosfera sia formata da tre elementi: il centro, dove i sistemi di segni si istituzionalizzano in una grammatica; la periferia, dove avvengono i fenomeni di traduzione tra sistemi di segni appartenenti a semiosfere distinte; il confine, che separa una semiosfera da un'altra e ne regola gli scambi.
Per capirne il funzionamento possiamo pensare al modo in cui l'estetica punk è stata tradotta nella semiosfera del rap grazie alle scelte stilistiche di alcuni artisti trap che, dapprima, ne hanno riadattato degli elementi estetici e, in seguito, recuperato anche gli elementi musicali, al punto da riprodurli come se si trattasse di una sofisticata operazione di library music.
È il caso della musica di un artista come Machine Gun Kelly che, muovendosi alla periferia della semiosfera del rap, ha tradotto gli elementi punk nella sua estetica e nella sua musica, istituzionalizzandoli in una grammatica ripresa da molti altri artisti, ad esempio il trio italiano composto da Theo, Plant e Fisk, che ha pubblicato un album a nome La Sad.
Da quando ho iniziato la mia carriera da consulente indipendente, mi sono trovato spesso a pensare al concetto di semiosfera, perché trovo che possa essere utile a descrivere un aspetto del modo in cui ho sagomato il mio metodo di lavoro.
Cosa succede infatti se proviamo a descrivere il cliente e il consulente come due semiosfere distinte e comunicanti?
Al centro della semiosfera rappresentata dal cliente ci sono le competenze che gli permettono di svolgere il suo core business.
Un albergatore di solito ha grandi capacità nel gestire la relazione con gli ospiti, i fornitori e il personale. È questa capacità che costituisce il centro della sua semiosfera. Muovendosi verso la periferia ce ne saranno altre.
L'albergatore potrebbe per esempio in grado di gestire una parte consistente della sua contabilità o di effettuare da sé piccoli interventi di manutenzione e/o grandi lavori di ampliamento della propria struttura. Oppure non sarà in grado di farlo perché avrà preferito investire nell'acquisizione di altre competenze, come il marketing, la comunicazione o il revenue management.
A prescindere dalle situazioni concrete, il punto è che un imprenditore, per quanto preparato, non è in grado di gestire da solo e con efficacia ogni aspetto della propria attività, soprattutto in un ecosistema di business dalla complessità esponenziale come quello contemporaneo.
Più le competenze richieste si allontanano dal centro verso la periferia della semiosfera del cliente, più la qualità degli output prodotti tenderà a decrescere.
Il consulente entra in gioco a questo punto della dinamica, offrendo al cliente il suo supporto nelle aree collocate alla periferia della sua semiosfera, laddove l'output dei suoi sforzi è più carente.
Al centro della semiosfera del consulente ci sono proprio quelle competenze che si collocano alla periferia della semiosfera del cliente e che costuituiscono a loro volta il core business del consulente.
Come il cliente, anche il consulente non è in grado di svolgere con la stessa efficacia un ventaglio troppo ampio di competenze diverse. Alla periferia della sua semiosfera ci sono dunque tutta una serie di competenze periferiche, che mettono il consulente in contatto non solo con il cliente ma con tutti quei soggetti che ne possono supportare ulteriormente l'azione.
Analizzato alla luce del concetto di semiosfera, il ruolo del consulente è dunque quello di tradurre, a supporto del cliente, le competenze presenti al centro della sua semiosfera, imparando a gestire, nello stesso tempo, i rapporti con tutti quei soggetti che possono supportare la sua azione di consulenza, sopperendo con le loro competenze centrali alle mancanze nelle competenze periferiche del consulente stesso.
Per poterlo fare, il consulente deve perciò collocarsi alla periferia della semiosfera, ovvero laddove il volume degli scambi e delle traduzioni con altre semiosfere è più intenso e proficuo.
Detto usando le parole di Tom Critchlow, il consulente deve essere spinto a "rifiutare la specializzazione", ovvero a non collocarsi al centro della semiosfera, laddove le sue competenze e i suoi metodi sono più istituzionalizzati, dunque irrigiditi in grammatiche che, se da una parte sono una risorsa essenziale per condurre con efficacia la sua consulenza, dall'altra lo espongono al rischio di sclerotizzare la sua capacità di rispondere alle esigenze del cliente in modo flessibile e di gestire con successo tutti i partner necessari all'esecuzione di un progetto in un ecosistema la cui complessità aumenta in modo esponenziale, come abbiamo già avuto modo di ricordare.
In questo aspetto, la condizione di indipendenza costituisce un netto vantaggio rispetto ad altri soggetti più burocratici, in quanto consente al consulente una rapidità e una flessibilità che organizzazioni più strutturate non possiedono.