"La vendetta del testo" su FarFarFare
La vendetta del testo è il titolo del primo di CTRL+C, CTRL+V - Scrittura non creativa. Un libro dello scrittore Kenneth Goldsmith che mi ha ispirato moltissimo quando l'ho letto, due anni fa.
Per questo motivo l'ho scelto come titolo del laboratorio che ho realizzato per la terza uscita del numero di marzo di FarFarFare, dedicato al digitale come strumento per raccontare storie.
Il laboratorio insegna a pasticciare con il codice informatico, per mostrare come gli oggetti digitali siano in realtà costituiti da linguaggi.
L’attività che voglio proporti è tratta proprio dal primo capitolo di questo libro ed è pensata per farti ragionare su una cosa di cui spesso ci dimentichiamo quando navighiamo in rete tra social network e meravigliosi siti web che assomigliano a opere d’arte o a edifici progettati dalla più brillante delle archistar.
Ovvero che “quelli che sul nostro schermo appaiono come elementi grafici, suoni o animazioni, sono solo un sottile strato sotto il quale si nascondono chilometri e chilometri di linguaggio”.
Si tratta del codice, il codice informatico, quell’entità un po’ misteriosa che il vocabolario Treccani definisce “insieme di simboli o di caratteri usati in determinati sistemi di comunicazione, di registrazione o di elaborazione dell’informazione per rappresentare, in base a regole assegnate, i simboli o i caratteri di un altro sistema di comunicazione”.
I codici usati per creare spazi e oggetti digitali vengono chiamati appunto “linguaggi” e hanno nomi astrusi come HTML e C++, o evocativi come Python.