"Louis Vuitton, il capitalismo barocco e la fine del mondo" su Domus

In un saggio pubblicato su Domus, provo a tracciare una rete di rapporti tra l'estetica del capitalismo avanzato, frammenti di cultura pop e lo stile dittatoriale in voga oggi.

"Louis Vuitton, il capitalismo barocco e la fine del mondo" su Domus

In un saggio pubblicato su Domus, provo a tracciare una rete di rapporti tra l'estetica del capitalismo avanzato, frammenti di cultura pop e lo stile dittatoriale in voga oggi.

L'estetica barocca del capitalismo, lo stile dittatoriale e l'attitudine coloniale del lusso sono i temi che cercavo di intrecciare da almeno un paio di anni. Grazie a una commissione della rivista Domus ho avuto modo di farlo, scrivendo un saggio breve che prova a tenere insieme tutte le suggestioni sollevate da queste questioni, tracciandone una genaologia che arriva fino a una possibile configurazione del nostro futuro, dominato dalla proliferazione incessante delle merci.

Lo osservo come osserverei un minerale precipitato dallo spazio. Quest’oggetto emana una vibrazione algida e glamour. Una frase affiora dal recesso della mente in cui l’avevo relegata: “ghiaccio sul mio polso, bling blow”. Si tratta di un verso della canzone Bello Figo Dark, contenuta nel disco The Dark Album, pubblicato nel 2016 dal gruppo trap romano Dark Polo Gang. All’epoca erano quattro, più il produttore Sick Luke. Oggi sono in tre. Se seguite X Factor è probabile li abbiate visti anche in televisione. Difficile non notarli. Nei video e sui palchi si presentano con un look abbagliante, talmente ricco e carico da sconfinare nel dominio del cafone. Tedua, un altro trapper piuttosto famoso, genovese, in un’intervista ha definito il loro stile “barocco” e nessuno ha avuto nulla da ridire.

Louis Vuitton, il capitalismo barocco e la fine del mondo
Quale futuro ci aspetta in un mondo dominato dalla merce al suo massimo grado di accumulazione?
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