"Quello che resta dei monumenti fascisti" su Il Tascabile
Un reportage per raccontare gli interventi che, a Bolzano, hanno saputo fare i conti con l'eredità monumentale del fascismo sfuggendo alla dicotomia tra conservazione acritica e demolizione.
Il rapporto tra Bolzano e il fascismo è uno dei tratti distintivi della storia e dell'identità cittadina. Gli interventi architettonici sono tra i lasciti più importanti del regime, lasciti che per anni non sono stati affrontati se non in un'ottica di scontro etnico, voluto e ricercato. Oggi, dopo molti anni, una serie di interventi museali e artistici hanno affrontato questo lascito con risultati di grande interesse. Mi sono occpuato della questione con un pezzo pubblicato su Il Tascabile.
La frase, ripresa da Kant, ha la forza retorica per scavare una fessura nella monumentalità del bassorilievo. È in quella fessura, in quello scarto di senso, che lo spettatore è invitato a collocarsi per mettere in discussione il significato dell’opera, quel “Trionfo del Fascismo” che viene decostruito dalla riflessione sull’obbedienza della pensatrice tedesca. Il tutto evitando di intervenire pesantemente sull’opera, pur segnalando a chi la guarda che il suo ruolo e il suo significato sono cambiati. È un atto di montaggio, che la problematizza più che storicizzarla. L’intervento si pone così in continuità con il percorso espositivo sotto il Monumento alla Vittoria, espandendone il gesto più radicale, l’apposizione dell’anello di LED.