Taccuino degli appunti - una croce al cimitero
Taccuino degli appunti</i> è, come dice il nome, il mio taccuino in formato digitale. In questa rubrica raccolgo suggestioni, spunti, curiosità, esercizi o esperimenti che passano dalla carta al blog, elaborati il giusto per renderli interessanti anche per voi.
Domenica scorsa - a margine della prima, breve uscita stagionale scarponi ai piedi - sono entrato per la prima volta nel cimitero militare di San Giacomo. Ci passo davanti cinque giorni su sette; ogni settimana da quando l'azienda si è trasferita e io ho preso ad andare in ufficio in autobus. Prima di allora ci sarò comunque passato davanti un bel numero di volte. Ma non lo avevo mai visitato.
Mi piacciono i cimiteri. Soprattutto durante le prime belle giornate di primavera, quando il sole non ha ancora la forza di riscaldare l'aria fresca mossa dal vento e passeggiare tra croci e lapidi è un'attività tutto sommato piacevole.
Le tombe poi, in particolare quelle anonime, sono come tante, piccole storie potenziali ancora da raccontare. Gironzolare tra di loro è come farsi una passeggiata tra un enorme numero di trame e sottotrame possibile che nessuno si è ancora preso la briga di raccontare.
Come sarà morto quell'uomo che indossa un bizzarro cappello. Quante cose avrà visto, nella sua vita, questa donna che mi occhieggia sospettosa.
E così mi perdo a osservare date di nascita e luoghi di morte. Cos'è successo in quell'anno? Quale storia ti avrà condotto a morire in questa città così distante da casa tua?
Domande a cui, un giorno, io o qualcun'altro magari si prenderà la briga di dare una risposta. O forse no. Non è questa l'essenza della caducità della vita in onore della quale, su questa terra, costruiamo per i nostri morti piccole case e città in miniatura?
Tra questi morti poi ci sono molti soldati, caduti della Prima e della Seconda Guerra Mondiale. Gente che, a pensarci bene, la Storia l'ha vissuta per davvero. Basta guardare con attenzione dati e nomi.
Stalingrado 1943, Grecia 1944, Tunisia (sulla costa) 1944 E poi Yugoslavia 1942, Russia 1944, Cassino 1944.
Non serve essere esperti per accorgersi che qui sono seppelliti quegli altoatesini che combatterono sotto le insegne della Wehrmacht o delle SS. Una sfilata di date e luoghi che riporta alla mente ricordi da sussidiario di scuola: linee del tempo, cartine, fotografie, trafiletti.
Poi qualcosa inceppa il meccanismo che porta avanti questa processione di frammenti di Storia. Una data e un luogo, inusuali. Indocina, 1954.
Com'è morto in Indocia, quasi dieci anni dopo la fine della guerra, questo tale, Rudolf Altadonna, che nella foto scruta ancora l'orizzonte alla mia destra col suo elmetto da fante ben calato in testa?
Due croci più in là, un altro nome. Stesso luogo e stessa data di morte.
Ora varco per la seconda volta il cancello del cimitero. Ritorno al mondo dei vivi, che m'accoglie col puzzo di piombo della strada e il caldo che sale dal cemento.
Dentro, però, m'è rimasto appiccicato qualcosa.
Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, molti soldati nazisti, prigionieri dei francesi, scelgono di arruolarsi nella Legione Straniera. Tra di loro ci sono sbandati e criminali di guerra, gente che ha ben pochi motivi per tornare a casa. Si trovano così a combattere per l'ex nemico, che li impiega contro i Vietminh comunisti che nel 1945 avevano dichiarato l'indipendenza dell'Indocina Francese, il Vietnam. Erano 20.000 o 30.000 uomini, più o meno la metà dei 70.000 effettivi schierati dalla Francia negli ultimi fuochi dell'avventura coloniale asiatica. Le loro storie sono state scoperte e raccontate nel libro "L'Ennemi utile", dal ricercatore francese Pierre Thoumelin.