5 motivi per odiare Gomorra La Serie anche se siete troppo codardi per farlo
5 motivi per odiare Gomorra La Serie anche se siete troppo codardi per farlo è la guida definitiva per chi ha in uggia l'hype creato intorno alla miglior serie italiana mai scritta nella storia della televisione italiana.
Siccome so in anticipo che questo articolo susciterà una bella e sana dose di hate nei miei confronti dribblo direttamente un paio delle critiche più prevedibilmente banali che mi potranno essere rivolte al moment della pubblicazione usando a caso un paio di word in english per esplicitare la mia esterofilia e, allo stesso tempo, dichiaro apertamente che no, non ho mai scritto una serie Tv, ciononostante vorrei parlare di Gomorra La Serie.
Andata trionfalmente in onda a partire dal maggio di quest’anno, la produzione Sky è stata accolta al grido di “Ehi Hbo, abbiamo una serie” dimostrando, se ancora ce ne fosse stato bisogno, che la rivoluzione digitale è servita soprattutto a fare in modo che il potere di coloro che decidono realmente i destini dell’industria culturale italiana, ovvero gli uffici stampa, si potesse esprimere nel numero di tramezzini rancidi offerti a blogger e freelance durante presentazioni e anteprime e non più in prostitute dai tratti esotici recapitate nelle stanze d’albergo, come accadeva ai bei vecchi tempi.
Altrimenti fatico a spiegarmi come una serie mediocre, funestata da buchi narrativi così evidenti da far assomigliare le strade di Napoli a un tavolo dell’Internazionale 5 quilles, possa avere suscitato tali e tanti entusiasmi in persone dal palato solitamente capriccioso ed esigente. Ed è perciò, per assecondare la mia vocazione al martirio, che ho deciso di elencare i 5 motivi per cui dovreste odiare Gomorra La Serie anche se siete troppo codardi per farlo davvero.
La potenza di fuoco aka The Firepower
Com’era che si diceva? Se in un romanzo giallo compare una pistola state certi che prima della fine del romanzo questa pistola avrà sparato almeno un colpo. Perciò se dovessimo applicare a Gomorra La Serie questo stesso, aureo principio ci dovremmo aspettare la comparsa di almeno un drone MQ-9 Reaper entro la fine della prima stagione, cosa che non accade, con mio sommo sbigottimento.
In ogni caso nella Napoli di Gomorra non solo tutti vanno in giro armati pesantemente mostrando con nonchalance o’fierr a donne e bambini, ma hanno anche una potenza di fuoco tale da scassare un bar a colpi di AK-47 e granate lasciando intatto solo e soltanto il protagonista. Il tutto alla prima puntata.
La fascinazione degli sceneggiatori per le armi, probabilmente frutto di genitori pacifisti, fa si che Gomorra finisca per essere una storia di vendette trasversali in cui i legami della Camorra con politica e finanza vengono risolti così rapidamente da farli sembrare solo dei fastidiosi intermezzi tra una sparatoria e l’altra. Che non si dica che gli italiani risparmiano sul piombo, mica come quei pezzenti di The Wire, che per farci vedere una sparatoria come si vede ci avevano messo 4 puntate.
La colonna sonora electropop
Se possiamo imputare a Sorrentino uno dei più grandi crimini del cinema italiano, questo è di certo quello di aver sdoganato l’electropop come accettabile colonna sonora. Ma se ne Le conseguenze dell’amore sottolineare ogni passaggio del film con uno stacchetto electropop era ancora una cosa sopportabile, farlo sistematicamente per 12 puntate da 50 minuti ciascuna è cercarsi deliberatamente una condanna per crimini contro l’umanità. Senza contare che l’electropop usato in questo modo è un espediente così facilmente ruffiano da risultare immediataente scontato e insopportabile. Chiedete a chiunque abbia una minima esperienza di spaccio di droga se sigillare con l’accendino un migliaio di bustine di bamba sia divertente o figo. Probabilmente vi risponderà tagliando ragionevolmente la vostra prossima dose con del diserbante. Per cui, Sollima, evita di farci credere che questa sia una cosa fica solo perché il tuo montaggio rapido cammina su un tappeto di batterie programmate e sintetizzatori. Grazie
Estetizzazione, estetizzazione ovunque
Estetizzazione è la parola che gli studenti dei corsi universitari di filosofia usano per indicare quel fenomeno per cui si abbellisce la rappresentazione artistica di qualcosa all’inverosimile e senza alcun senso apparente rispetto al discorso che si vuole sviluppare. Come quando la vostra compagna di scuola secchiona scriveva dei temi di italiano infarciti di parole auliche per raccontare al professore quanto lei fosse estranea alla banalità dei suoi compagni di classe, intenti a drogarsi e a sperimentare il sesso orale mentre lei amava rifugiarsi nel tenero abbraccio di un classico della letteratura. Senza accorgersi che praticare all’insegnante di italiano una fellatio platonica di questo genere è il modo più rapido per guadagnarsi l’astio di chiunque nei successivi 10 anni.
Gomorra La Serie è un susseguirsi di momenti estetizzanti perfetti per titillare l’ego di qualsiasi recensore in cerca della prossima “serie italiana migliore di sempre”: dal cadavere perfettamente centrato nella tromba delle scale (hai visto come sono bravo a fare i plongée? eh hai visto? lo hai visto, eh? Sono bravo eh?), fino allo sguardo di Donna Imma che contempla il suo impero di monnezza e cemento mentre nuvole temporalesche s’addensano all’orizzonte, passando per Don Pietro Savastano che emerge dalle fiamme come un cazzo di demone che manco in un modulo avventura di D&D scritto da Fabio Volo sotto acido.
Gennaro “Genny” Savastano
Genny, da pronunciarsi rigorosamente con la e apertissima, è uno dei personaggi meno riusciti delle serie Tv di sempre. Per metà della stagione è un frignone che s’atteggia a duro per finire invariabilmente attaccato alla gonnella di mammà. Poi, dopo un tentato suicidio e una lista di cazzate lunga almeno un chilometro, decidono di spedirlo a fare l’Erasmus in Honduras per due puntate. Invece che tornare dal centro america con una malattia venerea e almeno tre esami in arretrato come qualsiasi studente Erasmus che si rispetti, Genny torna con una cresta alla El Shaarawi (che però lo fa assomigliare più a Rufio di Hook che non al calciatore italo egiziano) e tanta ma tanta cazzimma in più.
Lo mandano cocker, rientra pitbull. Il tutto nel giro di due puntate utili a raccontare che anche le donne sanno dirigere un impero criminale e che non si dica che Donna Imma la tiene come le altre. No, col cazzo. Come si produca questa folgorazione sulla via di Tegucigalpa è presto detto: gli honduregni obbligano il povero Genny a decapitare e sminuzzare un povero gringo passato lì per caso. Pensare, oggi, che l’assassino di James Foley possa chiamarsi Carmelo detto Melo o Gerardo detto Gerry getta una luce ancora più sinistra sull’intera faccenda.
L’avatar di Saviano
Se dopo i programmi televisivi da solo, quelli in coppia con Fabio Fazio e i video su You Tube con Romano Luperini pensavate che Saviano si fosse giocato il suo bonus visibilità su qualsiasi genere di schermo possibile, beh vi stavate sbagliando di grosso. Fedele alla saggezza popolare che vuole che ciò che sta lontano dagli occhi resti anche lontano dal cuore, Saviano e gli ideatori di Gomorra La Serie hanno pensato che questa era un’occasione che non si poteva perdere assolutamente, per nessuna ragione. Purtroppo però si sa che noi mangiaspaghetti abbiamo il vizio di non avere alcun senso della misura. E poi scusa, se Tarantino si permette un cameo in ognuno dei suoi film noi possiamo essere da meno? Direi di no, per cui quale modo migliore per omaggiare lo scrittore che più di ogni altro è diventato il simbolo dell’impegno in questi anni di social network e nude su Snapchat se non scegliere un attore che praticamente è l’avatar del Robertone nazionale per interpretare il camorrista scissionista Ciruzzo Di Marzio, uno dei protagonisti della serie?
Non credo si potesse pensare a qualcosa di meglio, ovviamente se l’obiettivo dichiarato era quello di regalare ai complottisti di tutto lo stivale il pretesto per divertirsi a speculare su questa “casuale” coincidenza.
Per favore, desavianizzate Saviano, now.