#salto13 sguardi sul futuro dell'editoria digitale

Una retrospettiva degli incontri svoltisi allo spazio Book to the future durante il Salone Internazionale del Libro di Torino del 2013.

#salto13 sguardi sul futuro dell'editoria digitale

Una retrospettiva degli incontri svoltisi allo spazio Book to the future durante il Salone Internazionale del Libro di Torino del 2013.

Book to the future è stato senza dubbio uno degli spazi più stimolanti dell'ultimo Salone Internazionale del Libro di Torino. Qui si sono susseguiti una serie di incontri sui temi dell'editoria digitale che, presi nel complesso, hanno saputo da una parte mettere alcuni punti fermi e dall'altra parte proporre stimoli per il futuro. Bookblogging, ruolo dei social network nella promozione editoriale, nuove forme e formati per l'editoria digitale, prospettive per la saggistica, aspetti legali e nuove professioni emergenti sono alcuni dei temi toccati tra venerdì e domenica.

Ne è emerso un panorama variegato e ancora estremamente mutevole, con pochi punti fermi. Anzi alcune delle riflessioni ascoltate hanno messo in luce come vi sia la necessità di ripensare certi concetti che fino ad oggi pensavamo ormai di aver dato per scontati.

Lettura digitale e nuovi formati per l'ebook

Per molti commentatori del settore il 2012 è stato, in Italia, l'anno della lettura digitale. Anche se con tempi lenti sta emergendo un mercato per gli ebook e i dispositivi di lettura digitale e il fenomeno sta uscendo dalla sua dimensione di nicchia e attirando l'attenzione di vaste fasce di pubblico.

Due incontri in particolare mi sono sembrati interessanti in quest'ottica, proprio perché le riflessioni che venivano intrecciate potrebbero avere conseguenze più importanti di quanto gli stessi relatori avrebbero immaginato. Si tratta della discussione sulla versione aumentata di In Territorio Nemico (venerdì 17) e quella sulla saggistica digitale (domenica 19) a cui partecipavo come relatore.

Nel primo incontro si è discusso quali contenuti potrebbero arricchire e forme potrebbe prendere un romanzo digitale aumentato che avesse a disposizione la mole di materiali prodotta intorno a In Territorio Nemico. Visualizzazioni, link ipertestuali, frammenti audio e anche materiale filologico sono alcuni dei contenuti chiamati in causa. Due le strade proposte: una che preveda la presenza di extra in grado di arricchire l'esperienza del romanzo, l'altra di carattere filologico che metta a disposizione del lettore i materiali preparatori.

Costi di produzione e rapporto tra forma del libro digitale e narrazione erano le grandi questioni "carsiche" su cui riposava l'intera discussione.

Problemi e tensioni analoghe sono emerse anche nell'incontro sulla saggistica digitale. È stato in particolare Gino Roncaglia a sollevarle nel suo intervento. Come ripensare la forma saggio nei nuovi formati digitali? Come trovare nuove forme di organizzazione del pensiero e di visualizzazione delle informazioni? Quali le strade da percorrere? Domande cruciali a cui Roncaglia ha provato a dare risposte presentando esempi pratici.

Mi pare però che tutti questi ragionamenti sulla forma aumentata del libro digitali aprano una domanda cruciale, sulla quale è necessario tornare e che spero possa essere stimolo da qui al prossimo anno. Ho provato a lanciarla alla fine del mio intervento: se davvero il futuro del libro digitale è rappresentato da nuove forme di organizzazione del pensiero e delle informazioni - siano esse narrative o saggistiche - su quali dispositivi verranno ospitate? Se davvero il futuro del libro digitale è rappresentato da queste nuove forme che fare dell'idea che sia l'e-reader a inchiostro elettronico il dispositivo principe per la lettura digitale?

Non sono domande peregrine, perché impongono di ripensare tutta la narrazione che è stata creata intorno alla lettura digitale - come riflessione teorica e comunicazione di marketing - in questi anni. Quali saranno le resistenze? Quali le reazioni degli utenti? La discussione è tutta da costruire.

Social network per l'editoria: dati e problemi

Un altro incontro interessante visto a Book to the future è stato quello dedicato all'uso di Twitter da parte delle case editrici. L'AIE ha presentato in quest'occasione la sua ricerca sull'argomento (promossa, falsamente, come Twitter Editoriala prima in Italia nel settore) e l'ha discussa con Alessandro Grazioli e Valentina Aversano di Minimum Fax. La ricerca, visti i mezzi profusi, è interessante e permette di farsi una buona idea sullo stato della comunicazione digitale nel settore editoriale in Italia. Purtroppo non sono stati raccolti dati relativi all'engagement generato dall'attività delle case editrici su Twitter. Questi dati avrebbero permesso di pesare il valore di ogni casa editrice in un panorama di economia reputazionale.

Da questo incontro è emerso anche come sia necessario, per poter comunicare efficacemente nel web, prevedere la presenza di personale qualificato all'interno della casa editrice. Purtroppo pare che questa necessità sia ancora poco sentita, o sottovalutata come dimostrano i dati sulla frequenza di utilizzo di Twitter da parte delle molte case editrici che lo hanno scelto come canale di comunicazione.

Book blog e lavoro culturale

Termino questa breve carrellata degli incontri di Book to the future con l'incontro svoltosi domenica 19 alle 12.30 dedicato ai Bookblog. A fare gli onori di casa c'era eFFeeFFe che sull'argomento ha recentemente pubblicato un pamphletche ha suscitato accese polemiche e anche qualche tiro di sbarramento in rete. Insieme a lui sul palco c'erano Francesco Forlani di Nazione Indiana, Christian Raimo di minima&moralia, Gianluca Liguori di Scrittori Precari e Marco Giacomello.

L'incontro ha avuto il merito di storicizzare il percorso compiuto fin qui dai blog collettivi italiani, tracciandone sia l'evoluzione che le prospettive di sviluppo. La consapevolezza acquisita con l'esperienza da chi si occupa di blogging letterario e culturale, faceva notare Liguori, si è affilata nel tempo con la battaglie combattute, vinte e perse. Questa consapevolezza si traduce oggi nella richiesta di forme di riconoscimento sia da parte del pubblico che da parte del privato. L'idea che il blogging collettivo sia una forma di lavoro culturale non è stata messa in discussione da nessuno dei presenti, contrariamente a quanto era successo altrove in rete.

Molto importante anche l'intervento di Christian Raimo che segnala le patologie che affliggono i blog nel loro rapporto con l'industria culturale (ufficiostampizzazione, autoreferenzialità uroborica, segnalazionismo e anticipazionismo) e indica le possibili terapie per evitare di soccombere. Trasparenza e onestà intellettuale, capacità di schierarsi politicamente e prendere posizione sono alcuni dei balsami che Raimo propone ai blog per rafforzare la loro posizione nei confronti delle aziende.

Personalmente credo che questo sia stato un incontro fondamentale perché ha messo in luce come in Italia esistano una serie di realtà che portano avanti pratiche di lavoro culturale con la consapevolezza di potersi rapportare all'industria culturale da pari, cercando di sciogliere quei nodi ideologici che ancora legano questi soggetti. Rendersi conto come questa consapevolezza sia un elemento diffuso e presente è senza dubbio qualcosa di confortante, che fa ben sperare per il futuro di un settore che oggi come mai ha la necessità di ridisegnare e ricalibrare le proprie pratiche.