Fenomenologia di @lasoncini o il senso di colpa della merda

Come fa una generazione di intellettuali da salotto a mantenere l'egemonia culturale su questo Paese? Semplicemente, come moderni preti 2.0, gioca a instillare in noi un nauseabondo senso di colpa.

Fenomenologia di @lasoncini o il senso di colpa della merda

Fino a qualche mese fa @lasoncini era per me la più incagabile delle entità sulla faccia della terra. Sapevo di lei che era una twitstar grazie a qualche sporadico retweet che mi capitava in TL e l'unica interazione che ci avessi mai avuto era un tweet in cui le postavo un coro della Roma in risposta a una querimonia sul pigolare di certa gente del Pigneto. Che poi io sono di Bolzano e al Pigneto ci sarò stato due o tre volte, ma si vede che quel giorno mi annoiavo.

Di solito rifuggo le twitstar di ogni ordine, grado e genere. Mi piacerebbe avere la calma serafica di uno @zeropregi o la tigna di @mazzetam, ma purtroppo sono solo El[underscore]Pinta. Che poi, chi mi consoce lo sa, @El_Pinta è uno rosicone, che se la prende, mette il muso e va avanti a ribollire per mesi e anni covando risentimento e rimuginando le notti sulla "risposta che a quello lo sblastava proprio" (ma gli è venuta in mente 6 mesi dopo).

Ma, complice il triangolare Rocca-Soncini vs. Baldoni, @lasoncini ho iniziato a trovarmela intorno sui social molto più spesso di quanto avessi desiderato. In particolare sottoforma di video You Tube del suo intervento agli Stati Generali della Cultura del PD. Pare che quando se lo siano trovato davanti, il video di @lasoncini che parla agli Stati Generali della Cultura del PD, gli assassini di James Foley abbiano evitato di vederlo in quanto gli pareva che fosse un modo troppo osceno di utilizzare il mezzo visivo. E io mi trovo di certo d'accordo con loro, ma a causa dell'effetto accumulo alla fine, e contro le mie stesse convinzioni, il video l'ho visto.

Vedere @lasoncini che parla è ancora peggio che leggerla su Twitter, i suoi tweet perlomeno non sono accompagnati dal sottofondo costante dei suoi risolini a orologeria e dalle faccette buffe aggiustate ad arte.

Guardandola, @lasoncini mi ha ricordato quella compagna di liceo non particolarmente avvenente (leggi vagia) che amava ricordare che "i pompini si fanno rigorosamente con l'ingoio, altrimenti è come non averli fatti". Che poi, essere scurrile e volgare, era il suo modo per farsi accettare da noi e oggi non gliene faccio una colpa, era il liceo, una terra spietata.

La personale interpretazione di scurrilità e volgarità di @lasoncini agli Stati Generali della Cultura del PD consiste non tanto nel magnificare le sorti progressive dell'ingoio, quanto nel cercare di convincere l'uditorio della necessità imprescindibile non di capire, bensì di apprezzare Maria De Filippi, L'Isola dei Famosi, Costantino Vitaliano e tutto il cucuzzaro.

Ora io non sono così scemo da non essere consapevole che capire quella roba sia importante per capire il paese e non sono nemmeno così arrogante da non concepire che possa piacere a moltissime persone (pure i martìri e le esecuzioni, d'altronde, erano spettacoli apprezzati da ricchi e poveri, per cui). Anzi io sono il primo ad apprezzare certa merda, me la mangio con gusto e non mi vergogno a farlo.

Ma non sopporto che qualcuno mi dica che mangiare la merda è una cosa necessaria, utile e desiderabile. Che poi è quello che fa continuamente la generazione di intellettuali da salotto di cui @lasoncini fa parte.

Radical chic il cui concetto di radical è lo sfoggio di un cinismo stantio che li spinge a dire qualsiasi bestialità, consci del fatto che il proprio distacco dalle cose del mondo basta a proteggerli e che l'unico modo di scalfirli è la cattiveria estrema e gratuita di cui i loro interlocutori proveranno per sempre vergogna.

Una generazione di zeloti della merda, start up di preti 2.0, sacerdoti del senso di colpa a cui tributano ogni giorno il loro dazio di sangue.