Alcune cose che ho imparato collaborando con l’IA

Approfondire il metodo di lavoro dello sparring strategico era uno dei miei obiettivi del 2025. Per farlo, nel corso della primavera, ho accettato tre diversi lavori di consulenza che ho svolto lavorando in questo modo.

Lo sparring strategico - o strategic sparring partnership, per essere precisi - è un approccio partecipativo alla consulenza, in cui il cliente e strategist lavorano insieme.

Organizzato in sessioni periodiche - settimanali, bisettimanali o mensili in base alla rapidità con cui si vuole sviluppare il percorso - uno sparring strategico si svolge alternando fasi di intervista, dialogo, spiegazione e riformulazione sia orale che scritta.

Il consulente smette così di essere un esecutore, ma diventa il partner di un confronto durante il quale il cliente partecipa in prima persona alla creazione della strategia.

Prese in questo modo, le decisioni strategiche non sono solo condivise ma diventano il frutto di un lavoro collettivo, di cui lo strategist riveste sia il ruolodi facilitatore che quello di formatore. Tra strategist e cliente si crea infatti uno scambio reciproco di idee, informazioni e conoscenze che cementa i risultati del lavoro.

Lavorare in questo modo può portare il consulente a contatto con aspetti della gestione di un’azienda che stanno alla periferia della sua sfera di competenze o, a volte, anche al di fuori di essa.

Lavorando da solo ho pensato che avrebbe potuto essermi utile usare l’IA per avere un confronto sui risultati delle mie consulenze. Scegliendo di attivare il piano plus di chatGPT mi aspettavo di poter illuminare i coni d’ombra che i limiti delle mie conoscenze avrebbero inevitabilmente prodotto nel corso dei percorsi di sparring.

Non è andata proprio in questo modo. Per quanto mi sia sforzato di fornire al modello il maggior numero possibile di informazioni, anche chiedendogli di dirmi di cosa aveva bisogno per darmi una risposta, i risultati che ottenevo restavano sempre piuttosto superficiali.

Non erano “cattivi” risultati o risultati sbagliati. Erano semplicemente mediocri, mid. Osservazioni sempre di buon senso, ma con una evidente qualità standard. Praticamente in nessun caso l’IA è stata in grado di offrirmi un’intuizione illuminante, capace di sciogliere un nodo fondamentale o anche solo di mostrarmi una via inedita per superare un ostacolo.

Quando sono riuscito a farlo è stato sempre grazie alla mia capacità di ragionare e connettere tra loro pezzi di conoscenza di cui ero già in possesso.

In questo, l’IA non mi ha aiutato e, forse, così almeno mi viene da pensare, è successo per due ragioni.

La prima perché le mie aspettative non erano “realistiche”. Mi aspettavo dall’IA una capacità di ragionamento e di comprensione del contesto che, per la mia esperienza, non ha o non ha ancora sviluppato.

La seconda perché l’IA è un potente strumento per capire rapidamente cose di cui non possiedi alcuna conoscenza.

Se devo sostituire da solo il carburatore della mia auto, probabilmente chatGPT è il modo più rapido che ho a disposizione per capire come farlo senza rischiare. Al contrario, se devo ragionare su qualcosa che conosco abbastanza bene, come la strategia di marketing, il suo apporto come partner per il brainstorming è trascurabile.

Quando non lo è utile per validare un’idea, per vederne le debolezze o i punti critici. Oppure per rifinire un output, in particolare di testo. In questi mesi ChatGPT si è rivelato un buon correttore di bozze. Partendo dai miei input ha saputo aiutarmi a migliorare i miei testi e, soprattutto, a stimolare la mia attenzione e capacità di renderli migliori fin dalla loro stesura.

Per chi, come me, svolge una parte importante del proprio lavoro in modo indipendente è una risorsa utile. Non sostituisce il confronto con altre intelligenze umane, ma è senza dubbio comodo per velocizzare i processi di revisione e ottenere risultati di qualità più soddisfacente.

E tu, come stai usando l'intelligenza artificiale? Se ti va, raccontamelo nei commenti.

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