"La guerra è cambiata" su Il Tascabile
Chi ha seguito le mie collaborazioni negli ultimi mesi si sarà accorto che la guerra è un tema che ricorre sempre più spesso nella mia scrittura recente. La guerra, questo il mio timore, ci accompagnerà negli anni a venire, anni in cui vivremo probabilmente un ciclo politico schmittiano.
Conoscere la guerra - le sue tecnologie come i modi in cui si combatte, quindi la strategia, le operazioni, la tattica - sarà, almeno credo, un sapere fondamentale per navigare le tenebre verso cui il monda sembra dirigersi.
Questo saggio uscito giorni fa per Il Tascabile è un primo tentativo di capitalizzare lo studio della guerra che ho intrapreso negli ultimi due anni. Più che un'avventura in territori inesplorati è il riprendere il filo di un interesse che ha acceso la mia curiosità intellettuale in tempi diversi della vita.
Qui provo a identificare quali tecnologie stanno avendo l'impatto più innovativo nelle guerre contemporanee e in che modo la loro evoluzione si leghi all'avvento e all'uso dell'intelligenza artificiale. Una saldatura che proietta ombre inquietanti, su cui penso ci dovrebbe essere un più acceso e sfaccettato dibattito pubblico.
Come ebbe a dire uno dei suoi teorici più importanti, Carl von Clausewitz, la guerra è un’attività conservatrice e in constante cambiamento allo stesso tempo: ogni guerra è perciò il precipitato della conoscenza generata da ogni altra guerra che l’ha preceduta, aggiornato alle più recenti acquisizioni tecnologiche, intellettuali e contestuali. Che l’intuizione di Clausevitz sia ancora valida lo racconta non solo l’invasione dell’Ucraina, ma anche la guerra nel Nagorno Karabakh e i più recenti conflitti armati sulla Striscia di Gaza. Dall’importanza dell’artiglieria a quella delle trincee e dell’effetto sorpresa, questi tre conflitti hanno dimostrato come la guerra continui a basarsi su concetti e tecnologie tradizionali ma, al tempo stesso, presenti elementi di profonda innovazione. Elementi evidenti al punto da aver spinto Mick Ryan, generale in pensione dell’esercito australiano, analista e divulgatore militare, a definire questi tre conflitti a transformative trinity, “una trinità trasformativa”.
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