La politica sudtirolese alla prova del political compass
Le elezioni provinciali del 22 ottobre hanno consegnato il Sudtirolo a uno scenario politico frammentato, dove l'arretramento della SVP al 32% spicca come il dato più significativo emerso dalla recente tornata elettorale.
Questo risultato fa sì che, per garantire (e garantirsi) la governabilità, il partito di raccolta si è trovato nell'inedita condizione di dover dare vita a una coalizione di giunta allargata anche a un secondo partito di madrelingua tedesca.
Le consultazioni condotte dopo il voto hanno spinto i vertici del partito a formare una colazione di centro-destra che comprende i Freiheitlichen, la Lega (con cui la SVP aveva governato negli scorsi 5 anni), Fratelli d'Italia e la lista civica di Angelo Gennaccaro.
Così facendo, la SVP sembra aver abbandonato la tradizionale equidistanza dagli estremi dello spettro politico che l'aveva contraddistinta nel corso della sua storia. Questa almeno è la critica che viene mossa al partito di raccolta dal movimento No Excuses.
Espressione dell'elettorato urbano e progressista dell'SVP, il movimento domanda al partito di ripensare il quadro delle alleanze in giunta e gli rimprovera di aver negoziato con forze che esprimono e hanno espresso in passato posizioni populiste, razziste, omofobe, negazioniste e antiscientifiche.
Restano fuori, da questo scenario tutto sommato energico e vibrante, sia i partiti dell'estrema destra tedesca (Südtiroler Freiheit e Liste JWA su tutti) che i partiti della sinistra italiana ed interfonica (Verdi, Team K e Partito Democratico) che, in potenza, insieme alla SVP avrebbero potuto esprimere una colazione di giunta di senso opposto a quella emersa dalle consultazioni.
Subito dopo il voto, la maggior parte delle letture del quadro politico emerso dalle elezioni si è concentrata, come di consueto, sugli aspetti etnici della società altoatesina.
La buona affermazione dei partiti dell'estrema destra tedesca è stata letta perciò come l'espressione di un rinnovato sentimento regionalistico mentre la riduzione della rappresentanza italiana come l'ennesima prova di un declino del gruppo linguistico nazionale, incapace di esprimere una forza politica in grado di incarnarne bisogni ed interesse su un piano provinciale.
Non si tratta di letture campate in aria, ma l'eccessiva concentrazione sugli aspetti etnici, nasconde, questa la mia impressione, energie carsiche che si snodano lungo linee di classe e di valori che si disegnano sotto le tradizionali componenti antiche e linguistiche.
Per provare a fare emergere queste componenti userò il political compass, un modello di posizionamento che organizza le appartenenze politiche su due assi: uno di carattere economico (destra/sinistra) e uno di carattere sociale (autoritario/libertario).
Il modello, e il test al quale è collegato, sono in rete fin dal 2001 ed è per questo motivo che ritengo sia opportuno, per chiarezza, ridefinire gli elementi dell'asse sociale in base alla polarità populista/liberale che rispecchia in modo più fedele i valori politici oggi più diffusi.
Così corretta, da questa matrice derivano quattro orientamenti (i link alle quattro voci dell'elenco rimandano ad altrettante bibliografie che utili a inquadrare ogni orientamento):
Provando ad applicare il modello allo scenario politico sudtirolese questo appare organizzato come segue ⤵️
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Fai una donazionePosizionata all'interno del political compass, la coalizione di giunta emersa dalle consultazioni si colloca in modo evidente nel quadrante della destra liberale.
Si potrebbe obiettare che il posizionamento di Lega e Fratelli d'Italia dovrebbe tendere in modo più netto verso il quadrante autoritario (dunque populista) del modello. Ma come notano anche Arthur Borriello e Anton Jäger, ovunque la destra populista europea si sia imposta alle elezioni essa si è rapidamente e progressivamente spostata da posizioni antisistema verso posizioni vicine all'establishment istituzionale.
Basta uno sguardo alla composizione dei tavoli di lavoro che porteranno alla stesura del programma della prossima giunta per confermare che il posizionamento di entrambi i partiti è corretto, come è corretto anche quello degli altri partner di giunta.
A essere rappresentati in modo evidente ai tavoli è soprattutto quella parte di società vicina al mondo dell'imprenditoria e delle professioni che costituisce il cuore della destra liberale.
È interessante notare anche come la dialettica tra la SVP e i partiti espressione del gruppo linguistico italiano si giochi tutta sull'asse economico (destra/sinistra) mentre all'interno del gruppo linguistico tedesco la dialettica si giochi, al contrario, sull'asse sociale (populista/liberale).
Quest'ultima opposizione può essere letta anche nei termini di una dialettica tra il cento urbano istruito e la classe media lavoratrice in impoverimento tra, per semplificare in modo brutale, alt right di periferia e woke left urbana, introducendo così nella dialettica anche un elemento di classe, oltre a quello dei valori.
Per come si è configurato lo scenario politico dopo il 22 ottobre, la SVP sembra aver perso la sua natura di partito di raccolta e sia finita a rappresentare l'anima liberale (e tecnocratica) della società sudtirolese. Un'anima che, lo insegnano gli ultimi 30 anni di politica nazionale e internazionale, può essere incarnata alternativamente tanto da forze che si richiamo alla destra quanto da forze orientate a sinistra.
Non è un caso che la critica alla scelta della SVP arrivi da un movimento, il No Excuses, in tutto e per tutto un'espressione del ceto urbano istruito e progressista a cui la SVP ha smesso di rappresentare fin dall'alleanza con la Lega del 2018 e che, oggi, di fronte alla scelta di creare una giunta con un partito post fascista, rivendica un protagonismo sulla scena politica locale.
La SVP si trova così sdraiata sul letto di Procuste, perché qualsiasi strada decida di percorrere finirebbe per scontentare qualcuno.
Infatti, se tornasse sui propri passi spinta dalla vitalità del movimento No Excuses si precluderebbe un canale privilegiato con Roma e dovrebbe formare una giunta con forze politiche sulla carta meno docili rispetto a quelle della destra italiana.
Se continua con la linea politica emersa dopo le consultazioni rischia sia di perdere il consenso del suo elettorato progressista sia di prestare il fianco alle forze della destra tedesca populista che, in termini elettorali, come si è visto più volte sulla scena politica nazionale, sono formidabili a capitalizzare consenso partendo dai maldestri tentativi delle forze moderate di rincorrerle, soprattutto sui temi della sicurezza e della sua percezione, un tema su cui, non a caso, la SVP ha puntato una parte consistente della sua ultima campagna elettorale.
Passato al vaglio del political compass, lo scenario politico sudtirolese mostra tutta la sua frammentazione e le energie carsiche che lo attraversano, delineando un futuro sempre più incerto e in bilico. Serviranno intelligenze politiche non comuni per immaginare soluzioni in grado di uscire da questa situazione.
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