...and my oxygen's all gone
Ho un grosso problema con le preferenze, faccio fatica a definirle. Dico sul serio, se vuoi mettermi in difficoltà chiedimi chi è il mio scrittore preferito. O il mio regista preferito. O la mia band preferita. Invidio chi sa rispondere a questa domanda immediatamente e con sicurezza. Davvero, se tu sei una di quelle persone, sappi che ti invido, perché io non ci riesco.
Certo, saprei dirti qual è uno scrittore che mi piace tantissimo. Ellroy. Ma anche Tolkien. Oppure Sebald. Mi piace moltissimo Godard. E Chris Marker. Per non parlare di Renoir. Oh, e quanto sono forti i Refused? Vogliamo parlare dei Gorilla Biscuits? O di Nas? O, magari, di Burial?
Tutti nomi che adoro ma, ecco, definire quale tra di loro preferisco. Difficile. Difficilissimo. Impossibile. Però...
C'è un però. In alcuni casi esistono delle eccezioni. Cose per cui posso ben dire che sono le mie preferite. Tra queste c'è una canzone degli At the Drive-In, Hourglass.
Non ho un ricordo preciso di quando ho ascoltato per la prima volta gli At the Drive-In.
Penso sia stato durante il mio soggiorno studio in Germania, nell'autunno del 2000. Su MTV, non ricordo che ora fosse, probabilmente tardi, era passato il video di One Armed Scissor.
Io, passato rapidamente dai CSI all'hardcore melodico californiano, che andavo in skate e vestivo baggy, quelle capigliature afro e i pantaloni aderentissimi proprio non li capivo, era un mistero. E poi c'era quel suono ruvido e spezzato ma, allo stesso tempo, disperatamente melodico. Dentro c'erano la rabbia e il tormento del punk, ma senza la furia e la velocità che, allora, mi parevano indistricabili da quel genere musicale.
Mi piacque fin dal primo ascolto. Perché era una grammatica aliena, che non riuscivo a decifrare e, proprio per questo motivo, mi affascinava. Volevo penetrare la barriera, essere messo a parte del segreto che spandeva da quella band.
Poche settimane dopo essere tornato a casa dal mio soggiorno studio, a Natale, ricevetti due dischi in regalo. Uno era White Pony, l'altro Relationship of Command. Due dischi della madonna. Erano ancora i tempi in cui, seppure telefonati, pilotati, nella mia famiglia ci facevano dei regali. Ed era bello, anche se la sorpresa la conoscevi già.
Da allora, la mia relazione con gli At the Drive-In non si è mai interrotta.
Qualche tempo dopo, erano gli anni di Soulseek, completai la discografia. In/Casino/Out devo averlo scaricato così, ma non sono sicuro di averlo ascoltato subito.
È probabile che sia rimasto a prendere polvere di pixel in qualche cartella di qualche hard disk, fino al giorno che ho deciso di dargli una possibilità. Lei è arrivata così, al centro di quel terzetto fulminante che sono Lopsided, Hourglass e Transatlantic Foe, le tracce che chiudono il disco.
Hourglass si apre piano, col tamburello e la cassa a dare il ritmo nel silenzio. Poi, un attimo dopo, irrompono chitarre, tastiere e basso. La voce di Jim Ward inizia a dipingere la prima immagine:
Sucks me in, taking a ride/And I'm wishing for the satellite/Grabbing vein pulling down on the radio/Laughing at the face that's bending down
Mano a meno che ci addentriamo nella scena, la musica sale di tono. Un armonico costruisce la tensione sull'ultima strofa, portandoci verso l'alto. Senza preavviso, raggiunto il culmine, il climax s'interrompe.
Sul tappeto della batteria galleggiano tre note e un accordo di tastiera. Entra la voce di Cedric Bixler.
I'm all alone so far up here/And my oxygen's all gone
È allora che si spalanca sotto di te.
Immutabile, colata fuori dalle profondità del tempo, l'oscurità dello spazio siderale ti avvolge.
Sei solo, là fuori...e il tuo ossigeno se n'è ormai andato tutto.
Stai morendo, con la consapevolezza che la tua vita altro non è stata che un istante, un granello di polvere che l'universo sta per spazzare via.
Mentre ascolto mi domando se non sia questo il mistero che mi ha rapito più di vent'anni fa. Non ho una risposta, mentre ci penso passo la canzone ancora una volta nello stereo.