"Evadere dalla megamacchina" su Not
Qual è il ruolo degli archivi nel definire la forma computazionale del pensiero, che è la forma di pensiero dominante della contemporaneità. È intorno a questa domanda che si snoda il mio saggio pubblicato su Not, dal titolo "Evadere dalla megamacchina".
Partendo dalla ricognizione degli elementi costitutivi di un archivio, analizzando come questi si trasformano nel passaggio dalla dimensione analogica a quella digitale, provo a mostrare come questi contribuiscono a rendere possibile la logica computazionale e quanto partecipano al suo progetto ideologico.
Cosa cambia dunque, nel passaggio dall’archivio fisico a quello digitale, se i suoi elementi fondamentali restano identici, seppure rimediati? Cambia il suo statuto di visibilità. Se l’archivio fisico era visibile, tangibile, presente all’interno dello spazio fisico all’interno del quale esprimeva una precisa istanza ideologica, l’archivio digitale pretende invece di diventare invisibile, immateriale, di scomparire dall’orizzonte della percezione senza pertanto smettere di esprimere e perseguire una precisa istanza ideologica. Ma quale?