Buona notte, compagni! Recensione in forma di ninna nanna a Giap. L'archivio e la strada
Sono le 23.22 di venerdì santo, mentre scrivo queste righe che leggerete in differita tra qualche giorno. Come sapete sono fresco di trasloco e ancora fatico a trovare una linea ADSL con cui potermi collegare a internet.
Fuori dalla finestra l'aria è gravida di umidità. Un amalgama di pioggia e particelle in soluzione che penetra nelle ossa e raffredda il corpo e lo spirito. Dentro casa il crepitio della legna nella stufa e un cicchetto di scotch aiutano a combattere la sensazione sgradevole. Un senso di velata ma densa inquietudine accompagna la mia serata.
Dalle casse dello stereo i Texas is the reason, gli Oppressed e da ultimi gli At the drive in hanno sostituito il frenetico chiacchericcio della radio. C'è un governo che ancora non si riesce a fare, un Presidente della Repubblica che ha preso una pausa di riflessione e poi le voci: dei giornalisti, degli onorevoli, della gente con la doppia g davanti.
Ognuno con la sua formula, la sua ricetta. Opinioni legittime, a volte intelligenti altre volte disgustose. Nessuno, me compreso, ha idea di quello che succederà. Siamo immersi nel cambiamento, all ricerca di una trave a cui appigliarci.
La mia la trovo nel tablet, sottoforma di ebook. Avvio l'applicazione e lo trovo lì: L'archivio e la strada. Wu Ming. Tre anni di Giap. 365 giorni moltiplicato 3 di comunità, letture, discussioni. Tempo, energia e pensieri di cui faccio parte insieme a tanti altri.
Quando questo libro è uscito c'è chi ha gridato allo scandalo, Wu Ming vende dei byte!, la fine di un'epoca hanno detto. Di fatto hanno ragione, viviamo la fine di un tempo; e forse è sempre così, forse ogni generazione non fa che vivere incessantemente la fine del proprio tempo. Nasce e cresce in un mondo dai confini stabiliti, dove ciò che si può e non si può fare è rigidamente definito; vive in un periodo dove il cambiamento sembra poterlo plasmare con le proprie mani traendone ogni genere di opportunità; declina nel crollo di ogni certezza.
Wu Ming vende byte.
Nulla di male mi dico, dieci anni fa leggere su un computer era un'impresa ardua. Gli occhi bruciavano esposti alla luminescenza radioattiva che promanava dallo schermo. Oggi non è così e i libri si portano in tasca a centinaia. Perché chi ha lottato per vivere di scrittura non dovrebbe farsi pagare per il frutto del suo lavoro nelle forme che abbiamo a disposizione. Non so se capirò mai questo atteggiamento.
Ma non è di questo che voglio parlare, voglio parlare del libro. Lo ammetto, non ho terminato L'archivio e la strada perché di fatto è un libro che ho già letto. Letto sotto forma di post negli ultimi tre anni. Commentato, ragionato e vissuto.
Eppure la lettura dell'ebook lascia qualcosa di diverso. È un'esperienza del pensiero di Wu Ming – quella che ricaviamo da questa raccolta – non paragonabile alla letture del blog. La selezione e la disposizione dei materiali, opera del bravo Tommaso De Lorenzis (che firma anche la strepitosa introduzione) costituiscono un vettore, un percorso attraverso il reale così com'è venuto a delinearsi in questi tre anni.
È come guardare attraverso lo schermo di un iPhone la realtà mentre la foto che ne abbiamo fatto invecchia davanti ai nostri occhi. Augmented reality verrebbe da chiamarla.
Così salto di post in post, di capitolo in capitolo seguendo traiettorie che mi creo da solo di volta in volta.
Cerco titoli che mi sembrano sconosciuti ché mica ce l'ho fatta sempre a leggere tutto quello che i nostri pubblicano. E a volte l'epifania accade, mentre altre volte scopro il piacere di ritrovare parole che si erano sedimentate dentro di me e appare allora la genealogia di un pensiero, il germe di un'argomentazione ripetuta e affilata più volte nel piccolo teatro che è la mia mente.
Capitolo dopo capitolo, salto dopo salto ripercorro la strada che mi ha portato fino qui e ogni volta scopro un nuovo particolare, il quadro si arricchisce di dettagli, i colori si fanno più vividi.
Serve a questo L'archivio e la strada a tracciare la genealogia dei nostri pensieri, a ripercorrere il percorso, a ricordare le persone che lo hanno diviso con noi. È un album di fotografie in cui ci scopriamo più grandi, maturi, più ricchi. È il crocevia al centro del bosco dove riconosciamo le orme di ogni altro viaggiatore e ci scopriamo meno soli anche in desolate serate di fine marzo come questa.
Ora è tempo di fermarmi, la stufa s'è ammutolita e la luce del corridoio vira all'arancione, segno che la fiamma s'è assopita. La testa, resa leggera dal whisky, reclama il riposo. Nello stereo gli At the drive in hanno smesso di suonare. Mi concedo un'ultima canzone.
I Colle der Fomento cominciano a scandire le parole:
La forza è niente senza il controllo/io parlo chiaro, chiaro come il cristallo/ a testa alta anche quando barcollo/ tu mi chiedi 10, io ti do 100 e decollo/ Anima e Ghiaccio