Bookblogging: perché non provare un nuovo modello?
Può esistere un modello sostenibile per l'attività dei bookblogger? Ho provato a rifletterci.
Era da un po' di tempo che riflettevo sulla forma del booksblog e sul rapporto tra blogger e aziende (case editrici, in questo caso). Nei giorni scorsi le slide dell'intervento di Noemi Cuffia a Librinnovando mi hanno offerto lo spunto giusto per scrivere questo post, che vale come un tentativo di sistematizzare alcuni pensieri su cui ho riflettuto negli ultimi mesi.
Il titolo dell'intervento è significativo: Social media e bookblogging: tra passione, professione ed etica. All'interno si affrontano alcune questioni relative al rapporto tra blogger e aziende in particolare per quanto riguarda la dimensione etica e deontologica dell'attività di blogging.
Nella quarta slide viene fornita una definizione di blog letterario, ovvero un blog in cui si trovano prevalentemente "riflessioni sulla letteratura", "recensioni librarie" e "testi narrativi". Senza dubbio è una definizione corretta e utile a individuare elementi comuni in un panorama mutevole e sfuggente come, appunto, quello della blogosfera.
Quello che vorrei provare a fare qui, tuttavia, è specificare ulteriormente questa definizione distinguendo tra blog culturali (in cui l'ambito letterario ha un posto di rilievo) e booksblog, indicando con la prima formula quei blog che si interessano di libri inserendosi nell'ambito del dibattito sulla letteratura con una prospettiva prevalentemente criticaprevalentemente critica. Dove per critica s'intende la frequentazione dei testi nell'ottica di una produzione discorsiva in grado di ampliarne la portata come strumenti di lettura del "reale". (L'articolo di Nicola Lagioia Blog, riviste e siti letterari: il dibattito culturale in reteoffre una buona panoramica delle realtà appartenenti a questo campo, attive in Italia).
Al contrario, con la seconda formula intendo indicare un prodotto editoriale in grado di parlare di libri seguendo una dialettica meno concentrata sulle questioni di carattere critico (nell'accezione presentata sopra) e più concentrata sul libro, sulla lettura e sul rapporto tra il lettore e l'oggetto libro, sperimentando allo stesso tempo estetiche e linguaggi nuovi. Finzioniè senza dubbio il progetto che più si avvicina, nel panorama italiano, a questa visione.
Ovviamente non si tratta di due insiemi che si escludono a vicenda. Pertanto qualcuno potrebbe far notare che questa distinzione non abbia senso di esistere. Non credo sia così e proverò a spiegare perché.
In uno scambio di mail avuto con Giulio Passerini (Ufficio stampa delle Edizioni E/O) emergeva come, attualmente, le case editrici guardino alla blogosfera più dal punto di vista degli uffici stampa che non da quello degli uffici marketing (con significative eccezioni, vedi ad esempio la campagna di lancio italiana del Kobo, che ha visto un ottimo coinvolgimento di blogger e influencer).
Un'impostazione decisamente in controtendenza rispetto al altri settori (fashion, food, babycare) che si può spiegare con diverse motivazioni. Una è sicuramente relativa alla scarsità delle risorse che una casa editrice può dedicare al marketing. Tuttavia ritengo anche che una certa prevalenza dei blog culturali che trattano di argomenti letterari (risorse fondamentali per il dibattito culturale) possa operare come un freno allo sviluppo del web writing e del blogging come strumento promozionale nel settore editoriale.
Questo perché le finalità e le logiche degli uni e degli altri sono differenti. I blog culturalii nascono come spazi che, attraverso l'analisi dei testi, forniscono spunti per il dibattito culturale, mentre i booksblog nascono (o dovrebbero nascere) come spazi in cui parlare di libri e di lettura in modo più libero e svincolato dalle correnti e dalle mode teoriche dell'accademia.
Un esempio a cui guardare potrebbe essere quello rappresentato dal fashion blogging, un settore dell'editoria online in cui le pratiche (e anche le estetiche e i linguaggi) si sono già da tempo consolidati in forme riconoscibili che, grazie a uno storytelling incentrato sulla persona e sulle sue relazioni con il prodotto, hanno dato vita a una forma promozionale in cui le aziende hanno potuto investire ottenendo risultati interessanti.